Questi ultimi hanno posto in essere il “sistema” fraudolento tra l'Italia e Dubai operando illecitamente una raccolta del risparmio in regime di abusivismo finanziario, tramite una società di diritto inglese, con sede formale a Londra ma di fatto operativa a Brescia, nonché utilizzando artatamente la denominazione di altre due società realmente esistenti, ma non consapevoli dell'attività criminosa in argomento.
La “raccolta” delle disponibilità finanziarie, svolta tra il 2009 e il 2012 nei confronti di 162 risparmiatori e ammontante a circa 7,6 milioni di euro (di cui circa 5,5 milioni di Euro non restituiti), è stata effettuata principalmente tramite la struttura e i conti correnti dello studio legale di Brescia (con uffici anche a Dubai), nonché utilizzando i conti di altre due società fittiziamente intestate alla moglie del legale (M.B. di anni 51), di fatto amministrate dallo stesso.
Il secondo livello, ovvero quello operativo, era composto da ulteriori 5 cittadini italiani (di cui 3 regolarmente iscritti all’albo dei promotori finanziari e 1 residente a Dubai non iscritto all’albo), che avevano il compito di proporre i falsi contratti d’investimento ai propri clienti principalmente distribuiti tra le province di Brescia, Modena, Ferrara e, appunto, Dubai (E.A.U). I clienti, ricevendo dallo studio legale le cedole indicative di ottimi interessi per il capitale corrisposto, confidando nella bontà dell’investimento, procedevano nella maggior parte dei casi ad ulteriori corresponsioni di denaro, alimentando così la truffa in atto.
Ai clienti veniva, inoltre, riferito che per investimenti con taglio minimo di 50.000 euro, il capitale corrisposto sarebbe stato garantito da una polizza assicurativa che in realtà è risultata essere la classica assicurazione per responsabilità civile e che pertanto non avrebbe coperto in caso di perdite finanziarie.
La ricostruzione dei flussi finanziari e delle azioni poste in essere dagli indagati ha consentito di individuare la responsabilità di altri tre soggetti, identificabili nelle mogli dei due promotori e di uno degli associati (A.A. di anni 40 e M.B. di anni 51 entrambe bresciane e A.N. di anni 38 di nazionalità albanese) che avevano lo specifico compito di riciclare il denaro proveniente dalle truffe attraverso conti correnti sanmarinesi “distribuendo” poi il “maltolto” tra i membri del sodalizio con percentuali diverse a seconda del ruolo svolto.
Le Fiamme Gialle, al fine di recuperare le ricchezze illecitamente sottratte agli investitori truffati, dopo aver individuato le disponibilità finanziarie e patrimoniali intestate e/o riconducibili agli indagati hanno proceduto ad eseguire il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente fino a concorrenza del profitto del reato pari a circa 7,7 milioni di euro. Più nel dettaglio, sono stati sottoposti a sequestro 8 unità immobiliari, 24 terreni, 11 automobili/motocicli (tra cui una JAGUAR XKR 4.0) e quote sociali per un valore nominale di circa € 201.000. È stata inoltre eseguita la notifica del decreto di sequestro anche nei confronti di 26 istituti bancari, ove risultano accesi conti correnti riferibili agli indagati.