Trento - Il ddl 52 sui mandati dei presidenti della Provincia Autonoma è legge. La trattazione del testo è ripresa oggi dalla discussione generale iniziata ieri pomeriggio. Sono intervenuti diversi esponenti di maggioranza e minoranza: terminata la discussione generale, è stata votata e respinta l’unica proposta di ordine del giorno presente, quella di AVS di non passaggio alla discussione articolata. Respinti anche i sette emendamenti presenti sul testo. Il ddl 52 è stato approvato, con la spaccatura di FdI con 19 voti favorevoli e 16 contrari.
Gli interventi
Lega L’intervento di una consigliera della Lega ha preso le mosse dalle dichiarazioni espresse sulla stampa dal costituzionalista Toniatti rimarcando la competenza provi- nciale in materia elettorale. Ha ripreso quindi il dibattito sui mandati dei sindaci e le parole di Campobase in quel contesto: le parole possono essere traslate in questo contesto. Si capisce che può spaventare il centrosinistra avere il nome del presidente con la coalizione compatta verso un terzo mandato alle prossime elezioni provinciali, ha aggiunto. Per la consigliera lasciar ai cittadini decidere se vogliono essere ancora governati da questa coalizione è democrazia e attiene al principio della democrazia popolare. Si sa che la figura della Giunta, del presidente e della coalizione sul territorio ha un ritorno positivo, ha dichiarato, la gente auspica un nuovo mandato per il presidente. In Commissione e in aula, ha aggiunto poi, si è parlato di forzatura del regolamento, di blitz, di sotterfugio: quando si usa la prassi a favore della maggioranza non va bene, ma quando la si usa a favore della minoranza allora si dice che va benissimo. Nessuna forzatura, ha detto la consigliera, nessuno ha mai nascosto la questione del terzo mandato che per il gruppo della Lega è da dare a tutti i governatori di Italia. Fassa Il consigliere ha ripreso le dichiarazioni che parlano di ddl salva presidente: il presidente non ha bisogno di essere salvato, siete voi, ha detto alle minoranze, ad aver paura di non salvarvi se il presidente lo facesse questo terzo mandato. Siete voi, ha aggiunto, a vedere nel presidente un pericolo per la prossima legislatura e in base a questo avete inventato una narrazione per cui noi non avremmo usato gli strumenti che il regolamento permette, ha aggiunto, avete detto che l’urgenza si usa solo per cose urgenti come il Covid, dimenticandosi che il capogruppo del Pd qualche mese fa ha chiesto l’urgenza su un ddl che di urgente non ha nulla. Quando voi usate gli strumenti del regolamento lo fate correttamente, quando li utilizziamo noi facciamo forzature, ha detto. Ancora: si è attaccato il presidente del Consiglio tacciandolo di imparzialità mentre ha sempre utilizzato quello che avete sempre chiesto nelle Capigruppo, che venisse rispettata la prassi. Ha espresso vicinanza al presidente del Consiglio e lo ha ringraziato per come ha gestito la partita.
Lista Fugatti - La consigliera ha detto di essere convinta della necessità di un terzo mandato anche per i sindaci soprattutto sopra i 15.000 abitanti: si è sempre detto che si vuole un terzo mandato, non che si vuole un terzo mandato del presidente. Ha ricordato come il primo mandato serve per programmare, nel secondo si inizia a vedere qualche risultato, nel terzo si portano a casa le cose. Tanto più che si porterebbero a casa risultati molto importanti. La consigliera ha detto che tanto c’è da lavorare sulla legge elettorale, si parte da questo aspetto, poi c’è modo di lavorarci perché tutti noi abbiamo qualcosa che vorremmo cambiare. Si è detta contraria alla necessità per un sindaco di un Comune sopra i 5.000 abitanti debba dimettersi per potersi candidare alle provinciali, mentre un consigliere può rimanere in Aula fino alla fine. Ha riportato l’esperienza di Dellai che, ha detto, ha fatto i tre mandati e poi ha cambiato la legge elettorale. Si è detta più che convinta che ci sia la necessità del terzo mandato, come c’è la necessità di mettere mano alla legge elettorale.
Fratelli d’Italia - Il capogruppo di FdI ha detto che con il sistema elettorale trentino sono i partiti che scelgono il candidato governatore, l’esercizio della democrazia indiscriminata viene mediata preliminarmente dalla coalizione. Indipendentemente da ciò che pensano, le persone in Trentino devono votare il presidente con la coalizione. A Bolzano il sistema elettorale è ben diverso, ha ricordato. Non si farebbe una gran figura a livello provinciale a voler forzare una norma nazionale, ha aggiunto poi. Serve coerenza ha detto poi: in Consiglio regionale si è votata la norma che vede sufficienti due mandati per i Comuni sopra i 15.000 abitanti, ha aggiunto, sembra incoerente dire che un governatore può fare più di due mandati. Il consigliere si è detto convinto inoltre che sia sbagliato che i sindaci sotto i 5.000 abitanti possano essere eletti all’infinito: non è il caso di far fare il sindaco a vita a una persona. Niente di personale contro il governatore che resta il mio e il nostro presidente, ha affermato infine, ha la fiducia mia e del partito: la questione non è partitica tra FdI e Lega ma di principio, di coerenza. FdI è contrario al terzo mandato, ha concluso, ha espresso la non condivisione al terzo mandato e affermato che il tema non era trattato nel programma elettorale condiviso e non deve creare uno scontro.
Partito Democratico - Una consigliera ha detto che la questione del terzo mandato è politica e riguarda i rapporti tra partiti in tutta Italia: pare chiaro che a FdI serva il nord per cementare la portata dei rapporti di forza sul territorio, non ha nessun presidente di Regione al nord che è il cuore economico del Paese. Il nord ricalca rapporti di forza tra Lega e FdI di qualche anno fa: bisogna arrivare a Marche, Lazio e Abruzzo per trovare presidenti di FdI. Rispetto alle politiche del 2018 FdI ha aumentato di sette volte il proprio consenso, la Lega lo ha dimezzato e FdI ha necessità di dare una risposta e consolidare la sua presidente, ha affermato. Alla Lega sta a cuore la questione perché si gioca almeno un paio di presidenti di Regione (la consigliera ha citato quelli di Veneto e Friuli). La consigliera ha sottolineato quindi le posizioni di Fdi e Lega sulla definizione degli assetti di Giunta, sulla divaricazione delle posizioni sui mandati sindaci, sul rompete le righe in termini di coalizioni verso le comunali fino ad arrivare al terzo mandato. Ha ricordato come la Lega dica che la chiave per la tenuta della coalizione è la presidenza dell’attuale presidente. FdI ha dichiarato però, ha aggiunto, che è contraria al terzo mandato e ha legittimamente aspirato che la presidenza della Pat fosse di FdI, dell’attuale vicepresidente. Non pare la foto in miniatura di ciò che informa il dibattito nazionale? ha chiesto. Si vedrà con il voto sul terzo mandato se FdI sarà così coesa anche in Trentino o se ancora si dovrà assistere a ulteriori defezioni. In tutto ciò il Patt? ha chiesto poi. Il Patt è lontano dalle sfide centraliste, ha dichiarato la consigliera del Pd, ma per un posto a tavola si fa un po’ di tutto, si diventa anche insignificanti come dopo l’autunno 2023. Quindi sulla figura istituzionale del presidente della Provincia: rappresenta la più alta carica a legittimazione diretta di Italia, carica che possiede un alto tasso di personalizzazione. Dove i presidenti si confermano al potere per un secondo mandato riescono ad accrescere la quota del consenso personale. Si arriva a parlare di una difficoltà della competizione elettorale, lo dicono i dati: man mano che il leader si rafforza può essere tentato di rafforzare la propria posizione, ma proprio per ciò il principio cardine di qualsiasi assetto democratico è fissare dei limiti a chi governa. Quindi un passaggio sulla competenza primaria trentina in termini di produzione di legge elettorale: la sentenza della Corte Costituzionale sulla Regione Sardegna 60 del 2023 dice che in questione non erano solo le potestà legislative, ma il diritto fondamentale di elettorato passivo intangibile nel suo valore (articolo 51 della Costituzione). Tutti possiamo vedere come esiste una profonda differenza tra l’esercizio del potere dei rappresentanti delle assemblee elettive e quello di un organo monocratico esecutivo. Attesa oggi un’espressione della Corte sulla legge sul terzo mandato in Campania: noi però abbiamo una norma all’articolo 14 sulla non immediata rieleggibilità del presidente di contenimento dell’equilibrio dei poteri, non si può paragonare questa riforma trentina a quella della Campania che la legge non la aveva. Ci si contesta che il centrosinistra abbia introdotto la doppia preferenza di genere usando una finanziaria: il ddl 185 della 15esima legislatura si intitolava “Modificazione della legge elettorale provinciale 2003 in tema di parità di genere”, eravamo fuori tema? Onda Il consigliere ha detto di non aver mai messo in discussione la potestà autonomistica sulla vicenda: il problema, ha detto, è che l’unica riforma in Consiglio dopo un anno e mezzo di legislatura è quella sul numero dei mandati. Tra tutte le urgenze che ci sono in Trentino l’unica riforma che arriva in aula con urgenza è il terzo mandato. Perciò si è contestata la procedura accelerata, ha aggiunto. I tempi d’aula sembrano quasi un castigo: secondo il presidente del Consiglio ci siamo comportati male in Capigruppo allora dobbiamo rimanere qui dalle 9.30 alle 19.30. Sul tema del terzo mandato: si era già sentito dire che il primo mandato serve a prendere le misure, il secondo a gettare le fondamenta e il terzo a portare a termine i progetti, lo stesso ragionamento era stato fatto sul secondo mandato. Ma al terzo tempo di solito si va al bar a rilassarsi, ma la maggioranza dice che serve il terzo tempo per non fare tutto ciò che non è stato fatto finora. La questione del limite dei mandati è nata con l’elezione diretta del presidente Pat, una vicenda ciclica nella storia, sembra quando l’Italia è passata dai liberi Comuni alle signorie. Parlando di coerenza il consigliere ha ricordato che 20 anni fa il Patt si diceva contrario agli assessori esterni, 20 anni dopo si è arrivati all’assessore esterno del Patt.
Anche la Lega, ha detto poi sempre parlando del tema della coerenza, diceva che elezione diretta e premio di maggioranza era l’operazione caterpillar sulle istituzioni del Trentino. Ha citato gli Stati Uniti e detto che purtroppo nel nostro Statuto non abbiamo gli stessi anticorpi: con solo 18 voti su 35 si possono modificare leggi cardine. Infine ha ripreso le dichiarazioni del Pd sul “brio in maggioranza” sul terzo mandato: c’era il brio anche sul secondo mandato, forse dovete chiarire tutto l’entusiasmo sui risultati. Lista Fugatti Una consigliera della Lista ha parlato del terzo mandato come di un’opportunità strumentalizzata dalle minoranze, ma può essere un’opportunità anche per le minoranze. Il presidente, ha dichiarato, è un leader, una figura che tiene unita la coalizione: non si vede perché non si vuole dare alla popolazione trentina la possibilità di ri-votarlo. Si è detta orgogliosa di come il presidente governa e tiene unita la coalizione. Il presidente potrebbe inoltre decidere di non ricandidarsi: il problema non sussiste.
Patt - La consigliera del Patt ha detto che il terzo mandato può essre un’opportunità per il presidente e per tutti. Dire se sono tanti o pochi i mandati è anche una questione soggettiva, ha dichiarato citando le difficoltà del primo mandato legate a Covid e Vaia. Ha criticato la dicitura di salva-presidente: dicendo così sembra ci siano in corso vicende giudiziarie che non ci sono, si tratta semplicemente di una opportunità. Sarebbe stato bello poter ragionare su un doppio turno, ha detto poi, sarebbe un tema di democrazia perché per come è strutturata la legge elettorale con il 30-35% uno potrebbe portare a casa il premio di maggioranza. Su ciò sono stati fatti degli emendamenti, ha ricordato la consigliera, un doppio turno che sarebbe dovuto essere oggetto di discussione in aula, un portare da 2 a 4 le preferenze nel rispetto della parità di genere, un correttivo sulle dimissioni eventuali del presidente prima dei 48 mesi che però è una situazione molto più complessa. Il ddl non è emendabile e la situazione è oggettiva: si capisce la posizione dei presidenti di Commissione e d’Aula di non accettare emendamenti perché tecnicamente la situazione lo rende impossibile o comunque una forzatura. Di buono si vede che se passa il ddl (ha annunciato il proprio voto favorevole) l’Aula potrà andare avanti nel discutere le altre cose che ci stanno a cuore. Ha ricordato l’impegno preso personalmente a presentare un ddl che va nel senso illustrato durante questo intervento. Ha auspicato una fase costruttiva comune di ragionamento sulle regole del gioco. Partito democratico Un consigliere del Pd ha ricordato come la rivendicazione di competenza la si tira in base all’opportunità. Si fa fatica quale sia la peculiarità territoriale che motiva l’estensione dei mandati, ha aggiunto. Ancora: quando si parla di blitz lo si fa sull’uso degli strumenti d’Aula. Che il tema dell’inemendabilità subisca due interpretazioni diverse in Commissione e in Aula non si è mai visto: dimostra un percorso particolare della norma. Si dice “ampiamente dibattuto”, ma non lo è per niente, il dibattito in Commissione legislativa è stato castrato rifiutandosi di fare anche le audizioni, se ne parla da qualche ora in emiciclo. Ampiamente dibattuto non in maggioranza: l’intervento della consigliera del Patt racconta di un ddl che arriva in Aula senza aver avuto una vera socializzazione in maggioranza. Una partita di poker che tutti aspettiamo di vedere come va a finire. Sugli emendamenti: le affermazioni della collega del Patt mostrano una gestione in maggioranza del ddl discutibile. Non si può inghiottire l’uovo sodo delle forzature e l’umiliazione sperando che poi sul prossimo provvedimento che state scrivendo l’Aula venga trattata con più dignità. I limiti ai mandati sono una violazione della democrazia? No, ha affermato il consigliere, la ratio è quella di porre un limite ai poteri delle persone, non una perversione della sinistra italiana, ma un elemento che si trova nelle grandi democrazie. La legge elettorale per fortuna gode di una minima tutela nello Statuto che prevede almeno la maggioranza dei voti dei componenti d’Aula. Si è sentito dire che rivendicare il terzo mandato è una forma di attaccamento a questa terra: attaccamento di sicuro, ma non alla terra.
La Civica - La consigliera ha parlato del timore dell’impugnativa: non si può pensare di legiferare sempre in difesa, ci sono situazioni in cui è giusto rivendicare le proprie competenze e la legge elettorale è una di queste. Se si ritiene importante agire sulla legge elettorale è importante farlo agendo indipendentemente dal fatto che possa essere impugnata o meno. Ha espresso un plauso alla gestione alle presidenze della Commissione e del Consiglio: da presidenti si è sempre tirati per la giacchetta, ma le decisioni sono sempre ponderate e supportate dalla struttura. Non si è mai sentito il presidente dire che sarà lui a fare il presidente per il terzo mandato: ingiusto definire il ddl salva-presidente e dire che siamo tutti supini alla presidenza. Si lavora con il presidente, assieme alla maggioranza, per i trentini. Si crede nella possibilità di dare ai trentini di poter votare in continuità. Si può capire che in termini politici la lettura del centrosinistra poteva vedere meno in salita la strada verso le prossime elezioni in assenza di terzo mandato. Non si è costretti a rimanere in Consiglio: finora si è anticipato di mezz’ora e posticipato di un’ora e mezza la sera, non un gran sacrificio, ma anche lo fossimo siamo consiglieri e l’Aula la dobbiamo vivere. La Civica voterà convintamente a favore del ddl. Pd Un consigliere non si è detto preoccupato dell’impugnazione del ddl e si è detto non appassionato dall’elencazione di precedenti e parallelismi. La politica da più di qualche anno consente di dire tutto e il contrario di tutto: non c’è dubbio che le operazioni a cui si assiste hanno il comune denominatore l’ambizione di rimanere e proseguire nei propri incarichi. Non stupisce che ancora una volta si cerchi di modificare i modelli culturali ed elettorali per poter validare la possibilità di un terzo mandato. Non appassiona nemmeno interrogarsi sul fatto che la normativa sia ad personam e se il presidente si ricandiderà: si vedrà cosa accadrà. C’è una ragione al fatto che i mandati possibili siano due: si tratta della possibilità del ricambio democratico e di concorrere assieme a evitare che si generino meccanismi di oligopoli. Viviamo in un’epoca che vede un astensionismo di massa e una disaffezione alla politica, ciò è correlato alle responsabilità stesse che la politica ha ed ha avuto. Questo tipo di percorso che si vive in Aula non è un buon esempio da esportare nei confronti della comunità: se davvero foste convinti che il modello fosse autenticamente utile si sarebbe dovuto farlo partire dalla prossima legislatura, ciò avrebbe permesso di sciogliere dubbi e insinuazioni che altrimenti ci saranno. Cambiare le regole del gioco e farle valere da subito è un passaggio pericoloso, audace e nocivo alla credibilità della politica stessa.
Campobase - Un consigliere ha detto che un conto è a essere a favore di tre mandati per i sindaci e un conto è esserlo per il presidente. Ha ripreso le dichiarazioni della consigliera del Patt: si capisce che ci si faccia andare bene il terzo mandato, ma poi si vedrà se il suo ddl avrà la sottoscrizione di tutte le forme di maggioranza o si troveranno altri motivi per non sostenerlo. Il consigliere ha detto di preferire un turno proporzionale a un doppio turno. Ha ricordato di aver già detto cosa si intende dicendo che il ddl è fatto per salvare il presidente: non si vuole passare nemmeno per Alice nel Paese delle meraviglie, essere tanto ingenui da ascoltare quel che ci si dice che il presidente non c’entra sul terzo mandato. A nome della minoranza ha chiesto se ha senso, una volta ascoltate le posizioni, proseguire ulteriormente nel dibattito? Quindi è tornato alle parole del capogruppo di FdI: ha detto con delicatezza quale è la posizione del gruppo e ha sottolineato come questo non significhi un giudizio negativo nei confronti del presidente e ha confermato la posizione di FdI non a favore del terzo mandato. Quale è il senso di proseguire nel dibattito? ha chiesto ancora. Il 18esimo voto c’è o no, è un bluff o sostanza? Ormai si è bluffato per un po’ di ore, se è sostanza che si sveli oggi o domani non cambia: a questo punto un giocatore di poker direbbe “vedo”, la discussione generale per la minoranza finisce qui.
Il presidente del Consiglio ha proposto alcune considerazioni. La prima sulla critica rispetto agli orari della convocazione: viste le ore di discussione a disposizione si è pensato per l’economia dei lavori, per poter chiudere il prima possibile, questa tempistica, è nelle mia prerogativa. A chi ha parlato degli emendamenti ha ribadito che la Commissione ha una sua presidenza e una sua autonomia, il presidente del Consiglio ha fatto una valutazione diversa. Il presidente della Prima commissione ha deciso di circoscrivere un perimetro determinato, poteva starci, la mia decisione è stata diversa, ponderata e spiegata ai Capigruppo: è stata richiesta l’urgenza su un articolo unico, il 14, e ho ritenuto che gli emendamenti fossero ritenuti ammissibili solo sul 14, auspicando anche in Capigruppo un’articolazione più ampia su eventuali ulteriori ddl. Respinto l’odg di AVS (21 no e 14 sì) La consigliera di AVS ha letto la propria proposta di ordine del giorno di non passaggio alla discussione dell’articolato del ddl 52. Quindi il voto: la proposta è stata respinta con 14 sì e 21 no. Il ddl 52 è legge, respinti gli emendamenti Sono stati quindi respinti in rapida successione i sette emendamenti presenti sul ddl (il primo, il secondo e il terzo con 21 no e 14 sì, il quarto, il quinto e il settimo con 3 sì, 21 no e 11 astenuti, il sesto con 3 sì, 20 no e 11 astenuti). Quindi la votazione del ddl, approvato con 19 voti favorevoli (con quelli di due consiglieri di FdI) e 16 contrari.