Un po’ poco per parlare di trasparenza e per poter costruire un rinnovo contrattuale coerente e condiviso”, aggiungono i tre sindacalisti (nella foto la protesta dei lavoratori Poli della scorsa primavera a Rovereto).
Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno comunque presentato la loro piattaforma contrattuale. Il primo stop nel giugno scorso. Dunque la ripresa del confronto ad ottobre con la definizione di una nuova piattaforma contrattuale che, come la prima, è stata rimandata al mittente dai consulenti aziendali di Poli, senza alcun margine di confronto nel merito. La controparte ha contrapposto un rinnovo del contratto in essere senza concedere una rivisitazione rilevante della premialità, mettendo sul tavolo la complessità del momento legata all’emergenza sanitaria. A quel punto i sindacati hanno aperto alla proposta aziendale, pretendendo però che il contratto avesse la validità di un anno, tempo necessario per arrivare ad un nuovo integrativo, aggiornato nella parte normativa e retributiva. Di fronte al netto rifiuto del Poli il tavolo è saltato.
Per le organizzazioni sindacali è inaccettabile questa modalità di condurre la contrattazione da parte dell’azienda; la quale si rifiuta di fornire dati circostanziati circa l'andamento della produzione e pretende di rinnovare l'attuale e obsoleta contrattazione aziendale per ulteriori tre anni, senza fare inoltre un passo in avanti nel riconoscimento economico.
“Purtroppo questo è solo l’ultimo tassello di un quadro caratterizzato da relazioni sindacali complesse. Da anni cerchiamo di siglare accordi per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti, in particolare delle lavoratrici madri. L’azienda si rifiuta categoricamente, preferendo gestire in modo diretto il rapporto con le lavoratrici i cui part time vengono rinnovati di anno in anno, sulla base di valutazioni “solo aziendali” cosicché il personale vive costantemente “sotto una spada di Damocle. Rimane il forte rammarico per aver condiviso e non sottoscritto come nel contratto OR.,VE,A. Spa, una normativa a tutela delle vittime di violenza di genere, assistenza ai figli minori. A fronte di questa situazione non ci sono i presupposti per arrivare ad alcun accordo”, concludono Bassetti, Bertolissi e Picchetti.