Pozzolengo – Una realtà consolidata da anni e che prosegue il proprio impegno con passione e professionalità. E’ la Comunità Lautari, fondata nel 1992, struttura terapeutica – collocata sul territorio bresciano ma dislocata anche su tutto il territorio nazionale – di orientamento pedagogico riabilitativo specializzata nella disintossicazione e riabilitazione delle persone dipendenti da alcol e droghe.
Nel corso del tempo, le esigenze sono mutate essendo cresciute nella popolazione nuove problematiche quali la ludopatia o a sfondo psichiatrico. Qui tutti i progetti.
“Spesso c’è un mix con una patologia psichiatrica. In generale, la Comunità è destinata a persone che mostrano problematiche di dipendenza o disagio sociale. Persone maggiorenni che palesano difficoltà si rivolgono a noi che abbiamo il compito di permettere il loro reinserimento nella società con percorsi di lunghezza media 3/5 anni, prevedendo attività pedagogico-riabilitative – con psichiatri, operatori, assistenti sanitari – a fianco di quelle lavorative nelle nostre cooperative. Alla fine del percorso, reinseriamo le persone nel tessuto sociale tramite il lavoro che hanno imparato”, spiega Marta Gurrieri (nel video), psicoterapeuta e responsabile terapeutico.
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“La Comunità è gratuita sia per gli ospiti che per il sistema sanitario nazionale, senza sovvenzioni da parte di Stato e famiglie. I ragazzi sono mantenuti con sostentamento quotidiano con l’obiettivo finale di un reinserimento nella società e nell’ambito lavorativo. Nello specifico, la Comunità è sostenuta tramite donazioni dei privati e i proventi delle attività, dalla vitivinicola all’edilizia”, aggiunge la responsabile.
Come si entra in Comunità? “Mediante diversi canali, di base comunque ci deve essere la scelta della persona interessata. I canali preferenziali sono la richiesta volontaria, segnalazioni di strutture territoriali legate alle dipendenze, associazioni oppure tramite il carcere essendo considerata in vari casi una misura alternativa per scontare la pena”, afferma Marta Gurrieri, sottolineando poi la difficoltà di tenuta da parte del team e dei lavoratori della Comunità. “Il rischio di stress psicologico per chi lavora a fianco di questi ragazzi è elevatissimo, visto il livello di discussione quasi paritario che bisogna avere con loro durante il percorso e lo spettro del fallimento e di ricadute sempre dietro l’angolo ma al quale non bisogna pensare. Anche per questo, oltre che per policy dei Lautari, qua lavorano professionisti e figure accreditate, non volontari. Le attività anche verso l’esterno sono affidate in larga parte a persone della Comunità, tutto ciò fa parte del loro percorso in un contesto estremamente professionale. Altro discorso per i soci/volontari o persone che in passato sono state nel nostro centro e che vi ritornano per dare una mano”.
Il presidente Andrea Bonomelli (nel video) aggiunge: “Nei nostri centri in tutt’Italia ospitiamo circa 200 persone. Nel corso degli anni c’è stata un’evoluzione, dal punto di vista logistico e dei progetti sviluppati. Il punto finale resta sempre il recupero e l’inserimento lavorativo, possibile grazie alle nostre cooperative di riferimento. Possiamo formare i ragazzi con una destinazione certa. Equitazione, eventi, falegnameria, restauro, edilizio, vitivinicola, mondo agricolo, catering: le attività sono svariate. Come Comunità, puntiamo molto su prevenzione e formazione, siamo presenti in tutte le piazze italiane per farci conoscere e per offrire un aiuto a chi ne avesse bisogno“.
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