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Il nobel Montagnier riaccende il dibattito sui vaccini: "Rischi e effetti imprevedibili, non sono l'unica soluzione"

Sondrio - Qualche mese fa aveva già destato scalpore per le proprie posizioni in merito alla reale origine del Covid-19, dubbi ora espressi anche da altri esperti e scienziati.


Ora il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier torna alla ribalta per lo scetticismo mostrato sulla vaccinazione di massa messa in atto dai Paesi contro il coronavirus, soprattutto per i più giovani, meno colpiti dalla malattia in caso di infezione. "Rischiamo di avere effetti assolutamente imprevedibili, per esempio dei tumori che continuano a proliferare.

Questo è il pericolo quando si gioca all'apprendista stregone", ha dichiarato il biologo e virologo francese luminare nella lotta all'Aids, in una recente intervista a France Soir.


Montagnier solleva diverse questioni sui vaccini, in un clima generale mediatico e comunicativo di accettazione acritica delle mosse fatte dall'Europa e dai vari Stati. Un po' diversa la situazione nel mondo medico scientifico, con qualche voce fuori dal coro e con migliaia di operatori sanitari (seppur in minoranza) che fin qui hanno rifiutato di sottoporsi alle somministrazioni di vaccini che sono ancora in fase sperimentale.


"Il vaccino è un progetto a lungo termine e stanno chiedendo alle persone di accettarne l'utilizzo immediato. Non possiamo accettare il rischio per i bambini, i ragazzi e le generazioni attuali. Anche gli anziani come me, che spariscano a causa del vaccino. Il vaccino è una soluzione, ma non la sola, ci sono trattamenti e terapie che possono avere effetti contro questa infezione", ha aggiunto Montagnier.

Ultimo aggiornamento: 09/06/2021 10:49:13
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