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Hosteria Cantina Toblino, presentate le selezioni di vini della linea Vènt

Madruzzo - Presentate a un ristretto gruppo di esperti e professionisti del mondo enogastronomico in Trentino Alto Adige le selezioni di vini della linea Vènt. “Storie di un incontro in Trentino…”, una serata molto particolare a Hosteria Cantina Toblino che ha esaltato questi vini eccellenti abbinati ai piatti creati dallo chef Sebastian Sartorelli, unendo al meglio i sapori della tradizione trentina ad una cucina innovativa. La serata ha visto la presenza dei vertici di Cantina Toblino, in particolare del presidente Bruno Luterotti, direttore generale Carlo De Biasi, direttore del ristorante Franco Zanella, agronomi ed enologi.


cantina toblino 3L'ORIGINE - Cantina Toblino, cuore della viticoltura in Valle dei Laghi, nasce nel 1960 per volere di un gruppo di appassionati viticoltori che intravidero la grande vocazionalità vitivinicola della Valle dei Laghi. Ad oggi, i soci-viticoltori sono oltre 600 con quasi 850 ettari vitati. L’attenzione che prestano quotidianamente alla cura del vigneto è elevata, un lavoro manuale continuo che richiede passione, pazienza, grande dedizione e formazione continua.


Da oltre 20 anni, Cantina Toblino gestisce i terreni della Mensa Vescovile, un unico blocco di 40 ettari a conduzione diretta, da anni coltivati secondo i principi della viticoltura biologica. Oggi oltre un terzo dei vigneti dei soci di Cantina Toblino sono convertiti al biologico prestando grande attenzione all’ambiente, alle persone e alla cura del vigneto producendo uve di altissima qualità, base fondamentale per i vini.


cantina toblino


IL PROGETTO "VENT" - In questo contesto, nasce progetto “Vènt” con l’ambizione di esprimere al meglio l’identità dei vini della Valle dei Laghi ed il savoir-faire di Cantina Toblino, il biologico inteso come espressione di qualità e salvaguardia territoriale. I laghi, nel nome, il vento nell’identità. In connubio inscindibile. Che rende la Valle dei Laghi quanto di più variegato consenta il paesaggio alpino. Tracce indelebili di ataviche mutazioni. Acqua, rocce, aria. Miscelati chissà come e quando, fino a formare scenari di un habitat apparentemente omogeneo, in realtà tutto da scoprire. Mescolati ancora, con l’opera dell’uomo, del suo costante lavoro. Opera muta, spesso dimenticata, ma che ha forgiato la vallata: l’ha fatta ‘genius loci’. Con quale ‘genialità del sito’? Quella di essere una zona che consente d’intuire, intravedere nel paesaggio atmosfere incomprese. Vedi, ammiri, il panorama ti sembra omologo e in realtà è un trionfo della diversità. Quella che affascina per la spontaneità; per come i confini s’intersecano tra acqua e cielo, terre e pareti rocciose, tutte sfumate, l’una nell’altra. Con archetipi naturali decisamente significativi. Che testimoniano una tradizione agricola, una storia intrecciata con viti e vite, tra conservazione e innovazione. In quanto la valle punta sulla tradizione per sviluppare la sua fisionomia, applicando (quasi) inconsciamente il significato meno noto della parola ‘tradizione’. Quella dal latino ‘tradizio’, derivazione greca di ‘tradere’, vale a dire consegnare e trasmettere significati che hanno legami con il concetto di ‘tradimento’. Anche se questo è inteso come una ‘consecutio’ della specificità ambientale, per affermare il valore identitario di tutto quanto è legato, è vicino alla propria origine, per ‘aprire alla luce la terra natale’.


Lecci, ulivi, soprattutto viti. Poche altre località alpine possono vantare un culto della vite così singolare. Viti e vini di un luogo, tra acque e brezze benefiche. Una vallata dove i filari quasi si confondono nell’azzurro degli specchi d’acqua e il terso cielo blu alpino. Viti da secoli coltivate su campi strappati alla montagna.

Su terrazzamenti che hanno fortunatamente impedito lo sfruttamento intensivo del territorio.


Qui non si vedono vigneti senza imperfezioni. L’estetica è ancora frutto della mano dell’uomo, del vignaiolo. Mano sicura ha piantato ‘ad occhio’ il filare, rispettato il crinale della collina, la (giusta) direzione dell’esposizione verso il sole del pomeriggio.


Ecco perché tuttora in questa vallata i vini si distinguono in quanto raccontano il territorio dove nascono. Racchiudono saperi. Non solo sapori. Ma come capire questa vallata? Basta lasciarsi guidare dal paesaggio. Usando il vento, l’Ora. Vènt, brezze, folate che trasmettono voci, suoni, condizionano microclimi, e quindi colture e culture.


Vènt, un progetto che parte dalla vite per ottenere uve di qualità eccellente, si conclude in cantina, tra le botti in rovere francese, le anfore di terracotta. Un progetto che nasce dalla passione dell’uomo, in vigna e in cantina, e che si concretizza nell’assaggio, un momento indimenticabile impresso nella mente.


L'IDENTITA' DEL TERRITORIO - Dal vento inizia tutto, l’identità di un territorio come la Valle dei Laghi, Foll è lo Chardonnay, unico, complesso, vivace ed elegante. La pietra, come elemento fondante del terreno su cui crescono le viti, Las è il Lagrein rotondo, corposo, tenace. L'attaccamento alla storia, rappresentato da un capitello che delimita i vigneti, Praàl è il Pinot Bianco incredibilmente armonioso.


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L’importanza delle persone, l’apertura a ciò che viene da fuori e che all’inizio non conosciamo, Da Fòra è il Manzoni Bianco intrigante, profumato, nuovo. La passione, dalla vigna al calice, percepibile nell’aria fresca in Valle dei Laghi, Baticòr è il Pinot Nero elegante, delicato e raffinato.


Vini che vanno a completare una gamma composta da Largiller e L’Ora, vini che hanno saputo reinterpretare e valorizzare le qualità dell’unico vitigno bianco autoctono trentino la Nosiola e eLimarò frutto della tradizionale tecnica dell’appassimento.


Ha il fascino dell’esclusività, nettare raro, unico, memorabile. Talmente impareggiabile da essere tutelato come ‘vino a rischio d’estinzione’: è il Vino Santo Trentino. Pochi altri vini possono vantare nel nome una parola che evoca sogni, rilancia momenti di piacevolezza, soddisfa il presente recuperando il passato e – contemporaneamente – rilancia il futuro. Ecco il Vino Santo trentino è l’insieme di tutto questo, e non solo.


LA PRESENTAZIONE - Lunedì scorso sono state presentate le selezioni della linea Vènt, una serata molto particolare che ha esaltato i vini eccellenti abbinati ai piatti creati da Chef Sebastian Sartorelli.


IL MENU' - Questo il menù della serata:
Polpettine del Garda con delicata maionese al lime e polvere di erbe aromatiche
Praàl – Pinot Bianco Trentino DOC 2018
Tacos Trentino con baccalà, carciofi e peperoncino trentino
Da Fora – Manzoni Bianco Trentino DOC 2018
Risotto con bocconcini di trota marinata al profumo di lime
Foll – Chardonnay Trentino DOC 2018
Raviolo di coniglio del Bleggio con spuma di Casolét e spinaci
Baticor – Pinot Nero Trentino DOC 2016
Capel del Prete brasato al Lagrein con purè di patate del Lomaso e spinaci
Las – Lagrein Trentino DOC 2016
Piccola pasticceria
Vino Santo Trentino DOC 2004


La serata ha riscosso grandi apprezzamenti da parte dei partecipanti, i nuovi vini e la cucina hanno impressionato per gli aromi ed il gusto che hanno portato alla mente ricordi della Valle dei Laghi, dei suoi idilliaci paesaggi, di un’aria salubre e fresca, in cui crescono le viti di Cantina Toblino, coltivate giorno per giorno con passione.

Ultimo aggiornamento: 21/02/2020 08:13:33
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