Diavolezza - Pur essendo una meta alpinistica rinomata in tutto il mondo con un panorama considerato tra i più belli delle Alpi Svizzere, è d'altro canto una meta turistica ancora poco conosciuta in Italia: stiamo parlando della Diavolezza, a quota 2978m, opportunità per numerose esperienze in alta quota.
Una vista panoramica, tra le più belle delle Alpi Svizzere
Un paesaggio che spazia dal Piz Palü (3899m) al Piz Bernina (4048m) – l’unica cima che supera i 4000 metri nelle Alpi Orientali -, in generale in Italia più conosciuto con il nome di "massiccio del Bernina" con ben due lingue dei ghiacciai di Pers e Morteratsch: sono questi i giganti di roccia imponenti chiamati il "Salone delle feste delle Alpi". Foto di Romano Salis.
Questo scenario alpino in alta quota è la Diavolezza che si trova in Alta Engadina ed è una meta famosa per turisti e alpinisti provenienti da tutto il mondo. Però – a dir il vero – è una meta turistica ancora poco conosciuta da parte degli ospiti italiani .
La Diavolezza si raggiunge comodamente in funivia, dalla stazione a valle posizionata tra il Passo del Bernina e Pontresina in Engadina, fino a una piattaforma in vetta, dove si trova appunto il Berghaus-Ristorante Diavolezza, uno dei rifugi più famosi della Svizzera.
Da qui si domina la parte centrale delle Alpi del Bernina, la cui area si estende a ovest appunto del Passo del Bernina nella regione di confine tra Italia e Svizzera. Le cime del massiccio sono innevate tutto l’anno e anche la maggior parte del terreno è ghiacciato e offre un affascinante paesaggio unico. Da qui si gode di un magnifico panorama, perché la posizione del rifugio è piuttosto singolare. Con una visione prospettica si possono osservare "come da un balcone" il ghiacciaio del Pers, alle sue spalle il Piz Palü (3899m), il Piz Bellavista (3921m), la Crast’Agüzza, e poi infine il "re" del gruppo, il Piz Bernina (4048m) con il Biancograt, uno strato di ghiaccio che misura svariate decine di metri di altezza. Il Piz Palü in particolare attira lo sguardo con la sua parete nord in tre parti. Ghiacciai sospesi ricoprono la roccia che è nera e grigia e ricca di contrasti. Il ghiacciaio Piz Morteratsch (3751m), dal quale parte un’altra lingua chiamata appunto Morteratsch, completa la scena.
Uno "scenario alpino da favola", set di tanti film che hanno fatto la storia del cinema
Dopo la prima guerra mondiale, con i progressi in campo cinematografico che consentirono di produrre film d'avventura in luoghi originali e con qualsiasi tempo, nacque il genere dei film di montagna con spettacolari passaggi di arrampicata e traversate di ghiacciai. Il tedesco Arnold Fanck divenne un pioniere di questo genere, portando con successo nei cinema all'inizio degli anni '20 il film di montagna con il suo design d'immagine di ispirazione espressionista.
Nel 1926 sulla lingua del ghiacciaio Morteratsch del Bernina girò il suo secondo lungometraggio d'alta quota, il film muto «The Holy Mountain» (in lingua originale tedesca Der Heilige Berg, titolo in italiano: La montagna dell’amore), i cui protagonisti Leni Riefenstahl e Luis Trenker sono due nomi che hanno fatto la storia del cinema della montagna.
Per Fanck l'attrice protagonista fu sempre e solo il mondo della montagna, la storia per lui fu poco più di un pretesto. I suoi film furono soprattutto un‘esaltazione dell'esperienza della natura, del mondo della montagna e dello sport e ciò valeva anche per il suo film di maggior successo "The White Hell of Piz Palü" (in lingua originale tedesca "Weisse Hölle vom Piz Palü", titolo in italiano: "La tragedia di Pizzo Palù", dove girò riprese all’aperto nel 1929 appunto nelle regioni innevate del Bernina. Scelse questa regione per la sua rara bellezza, ma anche – ingiusto negarlo - per l’aiuto "logistico" che diede la Ferrovia Retica e che dunque rese possibile il trasporto della necessaria attrezzatura pesante sul posto, senza grossi sforzi.
In questo film il Piz Palü, per la sua forma naturale e bellezza - insieme al nome dal suono piacevole - hanno reso questa montagna una vera e propria icona della regione alpina. Il cinema degli anni '30 ha di fatto aiutato molto, perché grazie a questo dramma di montagna, gli alpinisti associano il fascino dell'alpinismo della Svizzera ancora oggi spesso al nome Piz Palü.
Si potrebbero elencare molti altri esempi in cui questo massiccio "fu utilizzato come sfondo".