Un aiuto - ad esempio - potrebbe derivare dall’impiego dei materiali “rigenerati” per le opere di riempimento da utilizzare negli appalti pubblici.
Tali materiali - una volta rispettate determinate caratteristiche – possono essere nuovamente riutilizzati tenendo conto che tutte le fasi di produzione sono certificate e rispettano gli standard previsti anche dalla recente normativa “End of Waste”.
Al termine del citato Tavolo di lavoro (novembre del 2021), vi era stato l’impegno da parte delle Stazioni appaltanti pubbliche e da parte degli Ordini Professionali (progettisti) ad introdurre l’uso di questi materiali. Impegni questi che sono rimasti pressoché disattesi.
La riqualificazione dei materiali ha un costo che le imprese di recupero non possono non caricare sul prodotto finale; a fronte di questo però risultano in crescita le segnalazioni di richieste, da parte dei committenti, di materiale a prezzi al di sotto del costo di produzione.
Una situazione paradossale che desta più di un dubbio compreso il rischio che in circolazione vi possa essere del materiale non certificato e quindi poco sicuro per l’ambiente.
Se questi dubbi fossero fondati appare evidente il rischio per l’ambiente e per la salute nei territori senza contare il rischio di discariche improvvisate “fai da te”da parte di operatori che, mantenendo i prezzi dello smaltimento del materiale basso, non seguono le corrette procedure per la lavorazione.
A ridosso delle Olimpiadi 2026 ed in un territorio a vocazione turistica come il nostro, tenere alta l’attenzione su questi aspetti e percorrere le soluzioni migliori dovrebbero essere secondo il Direttivo della Categoria Edili uno dei punti centrali per chi amministra la cosa pubblica.