E di fronte all’obiezione che ridurre le aperture domenicali sarebbe un ritorno al passato le tre sigle ribattono: “E’ con le aperture selvagge che si è tornati indietro per i lavoratori e le lavoratrici”.
Filcams, Fisascat e Uiltucs si dicono contrarie anche all’ipotesi, prevista nel disegno di legge della Giunta provinciale, di dividere il capoluogo in zone turistiche e non turistiche. “Un assurdo spezzatino che ha il solo scopo di tenere insieme gli interessi di tutti”, insistono. E al Comune di Trento ricordano che non è tenendo i negozi aperti sempre che si rafforza la vocazione turistica della città. “Noi siamo per un turismo sostenibile e di qualità, che privilegi cultura e ambiente, non l’offerta commerciale e il consumo”.
Le tre sigle sindacali pongono l’accento sulle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici, "drasticamente peggiorate con la liberalizzazione di orari e aperture. Siamo favorevoli ad un provvedimento che limiti le aperture domenicali, ma non accettiamo che si illudano i lavoratori con scelte destinate a non avere futuro sul piano concreto. Per questa ragione crediamo che se veramente la Provincia intende cambiare le regole sulle aperture, deve allora perseguire questo obiettivo con razionalità e massima attenzione, scegliendo la strada più efficace sul piano normativo. Ai lavoratori non servono provvedimenti propaganda”.
E’ anche per questa ragione che i sindacati insistono sulla necessità che ogni dibattito sul tema metta al centro il miglioramento delle loro condizioni attraverso un sostegno convinto alla contrattazione. “E’ attraverso la contrattazione che si migliora le condizioni di lavoro, dunque attendiamo che Piazza Dante porti fino in fondo questa battaglia anche sostenendo una contrattazione integrativa provinciale”.