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Alpeggi e transumanza, 70 giovani agricoltori in provincia di Sondrio

mercoledì, 7 ottobre 2020

Sondrio – Con le nevicate dei giorni scorsi e con la discesa alle più basse quote delle ultime mandrie e greggi, cala il sipario sulla stagione d’alpeggio 2020: il percorso di rientro dei pastori che, con i loro animali, scendono a valle è un’attività strategica per il territorio valtellinese, chiavennasco e di tutte le valli della provincia di Sondrio.

Un percorso per tappe, il più delle volte, che parte dagli alpeggi per far sosta nei pascoli a mezza costa, su altezze più moderate: “Un’attività che si tramanda di generazione in generazione e che costituisce un patrimonio di cultura rurale, sociale e gastronomica di grandissimo valore – commenta Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio ed ella stessa impegnata, ogni estate, nell’attività d’alpeggio in quota -. E’ un’attività che consente di tramandare le millenarie tradizioni casearie proprie delle nostre montagne e che, allo stesso tempo, assicura presidio, tutela e manutenzione dell’ambiente montano proprio grazie alla presenza e al lavoro degli stessi allevatori”.

La transumanza è quindi un’antica pratica che – spiega Coldiretti Sondrio – consiste nella migrazione stagionale del bestiame, proclamata nel dicembre 2019 patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO a conferma del valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia (che in provincia si riflette nella produzione dei formaggi di più antica memoria).

I giovani imprenditori che, nonostante le difficoltà di questo lavoro, non temono di affrontare le asperità della vita in quota per dar corso al loro progetto imprenditoriale. Secondo i dati di Coldiretti Giovani Impresa Sondrio si tratta di oltre 70 giovani  agricoltori che si recano in alpeggio, cui si sommano anche i lavoratori impiegati stagionalmente: in tutto, si supera il centinaio di “under 35” che operano in montagna con mandrie e greggi.

“Un dato importante – rimarca la presidente Marchesini – in un’ottica futura di mantenimento della tutela del territorio, di cura delle nostre terre alte, di salvaguardia della biodiversità e di valorizzazione di una produzione lattiero-caseario di eccellenza, che coinvolge, oltre alle aziende che praticano la transumanza, quelle che vivono e presidiano la montagna tutto l’anno”.

Quello della “trasmissione della memoria rurale” è un compito che i giovani allevatori che salgono in alpeggio sentono come un dovere: alle mandrie delle “tre razze montane per eccellenza”, ovvero le vacche brune, di pezzata rossa o grigia, si affianca l’allevamento ovicaprino, al quale si legano anche rarità agroalimentari come il violino di capra chiavennasco.

“Il recente riconoscimento dell’Unesco – evidenzia Gian Michele Sassella, vicedirettore di Coldiretti Sondrio – certifica il valore della tradizionale migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si portano nelle alte quote: un riconoscimento importante che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il “gregge Italia” sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali”.

Ma anche i cittadini possono fare la loro parte per sostenere i giovani allevatori che operano in altura: “Scegliere un formaggio di produzione locale, fatto nei nostri alpeggi e montagne casearia – concludono Marchesini e Sassella – significa dare continuità a una storia che affonda nei millenni le proprie radici, assicurando futuro a queste imprese e ai loro animali: è grazie a loro che la montagna resta viva, accessibile, curata. Si tratta di un presidio importante per prevenire gravi dissesti idrogeologici e per assicurare una fruibilità del territorio anche dal punto di vista turistico”.



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