Esine (Brescia) – Doppio appuntamento in Valle Camonica il primo a Esine (Brescia) e il secondo a Darfo Boario Terme (Brescia) per il candidato presidente alla Regione Lombardia della coalizione di centro sinistra, Pierfrancesco Majorino. Erano presenti il portavoce del Pd della Valle Camonica, Pier Luigi Mottinelli, il candidato presidente Pierfrancesco Majorino e i candidati Emilio Del Bono, Mattia Peluchetti e Mariannna Dossena, ed esponenti di spicco del Pd camuno, tra cui Gianbettino Polonioli ed Ezio Mondini.
Il candidato alla presidenza di Regione Lombardia della coalizione di centro sinistra, Pierfrancesco Majorino, ha partecipato oggi ad un presidio presso l’ospedale di Esine e all’incontro di Darfo Boario Terme ed ha lanciato un messaggio forte: “In Lombardia e in Valle Camonica va cambiata la sanità”. “Negli ultimi venticinque anni il Servizio sanitario lombar do ha subito profonde trasformazioni – ha spiegato con forza Majorino – tanto che lo hanno portato a differenziarsi dalle altre Regioni italiane e oggi presenta tra le indubbie eccellenze, al contrario, profonde difficoltà che limitano gravemente il diritto alla salute dei suoi cittadini. Oggi non abbiamo neppure conoscenza del reale dato delle liste di attesa: i cittadini, però, lo sperimentano in prima persona ogni giorno, e il tema è talmente ampio e generalizzato che ormai è il diritto alla salute a essere in lista di attesa”.
Il Partito Democratico della Valle Camonica, tramite il suo portavoce Pier Luigi Mottinelli e i candidati Emilio Del Bono, Mattia Peluchetti e Marianna Dossena, ha affiancato Pierfrancesco Majorino nel progetto di riorganizzazione del sistema sanitario per le aree interne attraverso ospedali e case di comunità più vicine ai cittadini per favorire l’integrazione tra servizi socioassistenziali e sanitari.
Inoltre Pier Luigi Mottinelli chiede: “Più attenzione e valorizzazione dei medici e degli infermieri che lavorano in territorio montano, anche con facilitazioni e benefit. In questo modo le aree montane potrebbero attrarre personali sanitario, superando la carenza che si incontra oggi”.
La Lombardia ha il numero più alto di assistiti per medico di medicina generale: 1450 (la Toscana, per esempio, ne ha 1184). I medici di medicina generale e ospedalieri, del resto, sono costretti a impegnare molto del loro tempo per gli adempimenti amministrativi. Bisogna incentivare la parte clinica rispetto a quella amministrativa diminuendo la burocrazia e affiancando ai clinici figure amministrative, adeguatamente formate, anche con corsi e aggiornamento regionali.
Per risolvere la carenza degli specialisti e dei medici ospedalieri, invece, si è sviluppato il fenomeno dei cosiddetti “medici a gettone”, affidando incarichi con turni di 12 ore a elevatissima frequenza. Ma carenza di personale sanitario non vuol dire solo medici. In Lombardia, mancano circa 10.000 infermieri. Il programma di Majorino per una nuova sanità del territorio passa anche da un piano pluriennale per garantire un equilibrato ricambio generazionale di specialisti medici e medici di famiglia e la valorizzazione del ruolo degli infermieri e delle diverse professionalità sanitarie nell’ambito della presa in carico territoriale dei pazienti cronici.
Marianna Dossena – direttrice didattica del corso di laurea in fisioterapia dell’Università degli Studi di Brescia, componente della segreteria del dipartimento salute del PD provinciale di Brescia, ribadisce: “L’importanza fondamentale di mantenere i servizi della sanità pubblica sul territorio montano, a partire dalla prevenzione per arrivare alla riabilitazione. In particolare la programmazione dei servizi deve considerare la conformazione del territorio sviluppando il più possibile la medicina di prossimità e reti collaborative con i servizi socioassistenziali delle Comunità locali”.
“Come ha mostrato drammaticamente anche la pandemia, un laboratorio negativo di scelte sciagurate da parte di chi ha governato la Regione – ha concluso Mattia Peluchetti – è indubbio che in Lombardia occorra incrementare i servizi sul territorio e realizzare l’integrazione tra sanità e prestazioni, attività sociosanitarie e sociali, così da ridurre l’ospedalizzazione e il ricorso al pronto soccorso quando non realmente necessari”.