A quel tempo gli amministratori conoscevano i limiti delle risorse, quanto caricare i pascoli, come regimentare le acque e regolarizzarne l’utilizzo”. Poi, nel XIX secolo, la società si è divisa in due modelli di riferimento: quello liberale, legato al profitto individuale, e quello socialista, connesso invece al sistema pubblico. Due ideali che hanno portato le risorse verso la cartolarizzazione privata o all’inglobamento nella burocrazia, sistemi entrambi distanti da quella gestione dei beni che per secoli hanno caratterizzato l’autonomia delle comunità montane.
In controtendenza, in questo tipo di gestione dei beni, sono certamente i consorzi elettrici cooperativi del Trentino che, nel corso dell’evento, hanno spiegato come le loro imprese lavorino per autoproduzione e consumo all’interno della comunità dei soci: “con la nuova direttiva europea - spiega Giorgio Rossi, presidente di Consorzio Elettrico di Storo (CEDIS) - il nostro modello di business è tornato improvvisamente attuale. Tanto che, proprio grazie al nostro know-how, siamo riusciti a creare in breve tempo la prima comunità energetica a Riccomassimo, frazione di Storo che conta 50 abitanti, con grande soddisfazione. Ora ci chiamano dappertutto, e forse anche troppo – sottolinea ironicamente il presidente -, per tenere conferenze e fare da consulenti, poiché l’esperimento, seppur in piccolo, è riuscito bene”.
A parità di gestione del bene comune, il sole rimane quindi la prima risorsa alternativa all’acqua per i consorzi elettrici cooperativi. Ma, vista la siccità dell’ultimo periodo, è necessario non escludere anche altre soluzioni offerte dal nostro territorio. Per questo motivo Dino Vaia, presidente del Consorzio Elettrico Industriale Stenico (CEIS), parla anche di biogas: “la nostra produzione elettrica è per il 95% legata all’acqua, ciò non esclude che dobbiamo trovare metodi di diversificazione che abbiano sempre basso impatto ambientale o che permettano la trasformazione di scarti in risorse, come nel caso del biogas da allevamento. Per questo siamo tornati a parlare con il mondo zootecnico locale, così da valutare nuove possibili strade da percorrere”.