Brennero - Per il secondo giorno, gli agricoltori hanno presidiato il valico e scoperto “tir degli orrori”, cibi fake italiani. Una battaglia solo all'inizio che mira al cuore dell'Unione Europea.
Dall’etichetta d’origine Ue su tutti i prodotti alimentari al sostegno delle aziende agricole contro le pratiche sleali fino alla semplificazione burocratica. Sono alcune delle proposte lanciate dalla Coldiretti in vista delle prossime elezioni europee dal Brennero, con diecimila agricoltori in due giorni guidati dal presidente nazionale Ettore Prandini – e con una nutrita presenza da Valtellina e Valchiavenna - per fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spesso spacciati per italiani, alla presenza di esponenti del mondo politico e dell’associazionismo che hanno espresso il loro sostegno alla mobilitazione. Si va dal presidente della Commissione Agricoltura del Senato Luca De Carlo di Fratelli d’Italia, al capogruppo 5Stelle al Senato, Stefano Patuanelli, mentre il presidente del Partito Democratico, Stefano Bonaccini ha inviato un videomessaggio. Interventi anche di Stefano Ciafani, presidente Legambiente, Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio, e Barbara Nappini, presidente Slowfood.
La raccolta di un milione di firme – sostenuta firmando in tutti i mercati di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e promossa da una campagna social #nofakeinitaly - con la proposta di iniziativa popolare per mettere in trasparenza la filiera agroalimentare è solo il primo passo per portare l’Unione Europea a un cambio di prospettiva che sostenga la sovranità alimentare, anche lasciandosi alle spalle politiche dettate da un insensato estremismo green.
“Coldiretti chiede innanzitutto la revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale dell’Unione e del luogo di provenienza, che permette di vendere come italiano, magari con il nome “nostrano” o “di fattoria” un prosciutto fatto con cosce di maiale provenienti dall’estero” rimarcano alla Coldiretti.
“Serve poi insistere sul principio di reciprocità, in una situazione dove dalle frontiere entrano prodotti per proibire l'importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e del lavoro. Una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori europei peraltro sottoposti a regolamenti e vincoli spesso fuori dalla realtà. Secondo uno studio dell’Università di Wageningen, l’Europa rischia di perdere fino al 20% della sua produzione alimentare, con punte del 30% per alcuni settori, a causa delle regole troppo stringenti, con l’effetto di rendere il Vecchio Continente sempre più dipendente dalle importazioni dall’estero”.
Da qui la richiesta di una maggiore semplificazione, sulla scia dei risultati già ottenuti dopo le mobilitazioni della Coldiretti a Bruxelles, con la presentazione della revisione della Politica agricola comune per l’alleggerimento degli adempimenti a carico delle aziende.
Un primo passo che va ora rafforzato con misure ancora più impattanti, considerato che oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche.
Ma la nuova Ue dovrà garantire mercati equi e trasparenti, incentivando gli accordi di filiera e vietando la vendita sotto i costi di produzione.
Al prossimo Governo europeo Coldiretti chiede anche di incrementare i fondi Pac per assicurare l’autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale, riconoscendo e sostenendo il ruolo degli agricoltori come custodi degli ecosistemi e della biodiversità.
Coldiretti porta in Europa anche la battaglia contro il cibo sintetico fatto in laboratorio dopo aver fatto da apripista in Italia con la raccolta di oltre 2 milioni di firme che ha portato all’approvazione della legge che ne vieta la produzione e la commercializzazione sul territorio nazionale.
MADE IN ITALY: COLDIRETTI, AL BRENNERO “TIR DEGLI ORRORI” CON SAN MARZANO OLANDESI, RICOTTA FRESCA NORDICA E PANE DI ALTAMURA CECO
E’ una vera e propria sfilata di “tir degli orrori” quella smascherata dalla Coldiretti al Brennero con oltre diecimila agricoltori arrivati nella due giorni alla frontiera da tutte le regioni per dire basta al cibo straniero spacciato per italiano, con il supporto delle forze dell’ordine. Un centinaio i tir fermati e controllati, carichi di prodotti alimentari come i San Marzano provenienti dall’Olanda e diretti a Verona. Una beffa – denuncia Coldiretti - per tutti i produttori nazionali di pomodoro che si vedono pagare il prodotto pochi centesimi. Ma c’è anche la ricotta fresca che arriva dal Nord Europa per essere commercializzata a Latina e il pane di Altamura dalla Repubblica Ceca destinato ad Altamura, la località della Puglia celebre per il suo pane Dop. Persino arance dalla Gran Bretagna (forse provenienti dalle Canarie) spedite a Ferrara. E ci sono anche circa duecentomila quintali di latte austriaco e belga – continua Coldiretti - destinato praticamente su tutto il territorio nazionale, da Napoli alle Marche, dal Trevigiano a Collecchio (Parma). E pure latte per bambini sempre austriaco per il Bolognese. E ancora, pesce fresco olandese per il Ferrarese, terra del Delta del Po, e anguille vive per Chioggia, carote surgelate belghe per il soffritto con destinazione Pomezia, oltre all’immancabile carne di maiale, in mezzene, cosce o surgelata.
Controlli su camion e autobotti. Nella due giorni sono stati quasi un centinaio i tir e le autobotti aperti con il supporto determinante delle forze dell’ordine, dalla Guardia di Finanza ai carabinieri dei Nas, dalla polizia ai vigili del fuoco. Con la mobilitazione al Brennero è partita una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea. L’obiettivo è arrivare a un milione di sottoscrizioni per spingere l’Europa a cambiare verso sul fronte della trasparenza su quanto portiamo in tavola, con l’impegno trasversale della politica e del mondo delle associazioni.
Stop alle importazioni sleali. Ma la richiesta è anche di imporre un netto stop alle importazioni sleali di cibo prodotto secondo modalità vietate in Italia e in Europa, dall’uso di sostanze vietate allo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente. La madre di tutte le battaglie a Bruxelles, in particolare – sottolinea la Coldiretti - è l'abolizione del concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale. Non è possibile che si spacci per italiano un cibo che non è stato coltivato o allevato in Italia, dalle cosce di prosciutto estero che dopo essere stati salati e stagionati vengono venduti per italiani a latte che diventa mozzarella italiana. È un furto d'identità – rileva Coldiretti - che inganna i consumatori e toglie reddito agli agricoltori.
La mobilitazione potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.