Non le prime senza le seconde: ogni valle alpina ha le proprie vocazioni che vanno esaltate tutte, secondo Uncem.
Occorrono per il sistema-neve degli interventi normativi e finanziari, urgenti. “Il DPCM di chiusura fino al 24 novembre degli impianti è uscito in concomitanza delle promozioni di skipass stagionali disincentivando dall’acquisto la clientela. Oggi scuole di sci sci club e noleggi appaiono smarrirti – evidenziano Maffezzini e Bussone che stanno mappando la situazione nelle diverse località sciistiche, in accordo con Arpiet, Federfuni, Anef – Gli skipass stagionali rappresentano per molte stazioni un giro d’affari di almeno il 30% della stagione invernale: il DCPM ha già intaccato questo giro d’affari ancora prima di aprire. Gli impianti di risalita sono aperti durante 4-5 mesi invernali, quasi tutti i gestori non hanno introiti rilevanti per i restanti 8 mesi dell’anno, finanziariamente devono quindi sostenere i costi dell’apertura, della sicurezza e della neve senza sapere se potranno effettivamente essere aperti e con quali condizioni. La situazione del comparto rischia di essere drammatica. Soprattutto, anche se aperti, le misure Covid rappresentano un sovracosto e limitano l’affluenza creando di fatto una non economicità di gestione. Occorrono precise misure per il ‘ristoro’ degli operatori. Serve chiarezza e il tavolo da fare con tutti gli attori, pubblici e privati, del settore in campo, è urgentissimo. Va evitato ogni minimo danno a tutto l’indotto che lo sci si porta addosso, alberghi, ristoranti, esercizi commerciali. Uncem sta con operatori, impiantisti, maestri di sci, guide, albergatori. Escludiamo già oggi, lavorando bene, i danni gravissimi di domani, grazie a regole chiare e precise”