È stata quindi allertata dal direttore dell’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento la stazione dei Carabinieri di Vermiglio il cui maresciallo si è recato sul posto per le dovute verifiche, assieme ai tecnici della Soprintendenza e allo scopritore, accompagnati da una guida alpina. Il sopralluogo ha confermato che si tratta di un reperto storico.
A seguito di nulla osta da parte delle autorità preposte, i resti sono stati trasferiti presso il laboratorio di restauro della Soprintendenza, in attesa delle analisi di un anatomopatologo, che avverrano nelle prossime settimane. Sono stati, nel contempo, avvisati il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa (Onorcaduti) e la Croce Nera, preposte alle onoranze alla memoria dei caduti della Grande Guerra.
Nelle montagne trentine sono circa uno o due all’anno i ritrovamenti dei resti di soldati morti durante la Grande Guerra, ed è molto difficile risalire all’identità dei militari. Anche in questo caso, nonostante la bandiera italiana che avvolgeva i resti - peraltro una bandiera recente, il che fa pensare ad un ritrovamento precedente non segnalato alle autorità - non è ancora possibile stabilire a quale esercito appartenesse il soldato.