L'albergatrice si è accorta di quanto accaduto solo dopo alcuni giorni ed ha denunciato il fatto, ed i suoi dubbi, presso la stazione di Vermiglio.
Fin da subito il sospetto che l’autore del furto potesse essere individuato nel cuoco è stato forte. Gli infissi della casa non presentavano segni di scasso e mai la vittima aveva trovato disordine tra le sue cose. Chi aveva agito, insomma, lo aveva fatto in maniera indisturbata, prendendosi tutto il tempo necessario per frugare e poi rimettere a posto, oppure sapendo dove andare a mettere le mani. Il ladro, in buona sostanza, non aveva improvvisato ma si era mosso in maniera chirurgica.
Far luce su quanto supposto, in questi casi, non è mai facile. Spesso, infatti, degli oggetti trafugati viene data una sommaria descrizione e così, in assenza di altri riscontri (il consiglio è quello di fotografare monili e beni di valore per poter fornire, in caso di furto, una loro esatta descrizione), non diventa semplice sostenere un’accusa.
Il caso si è risolto nel migliore dei modi. I carabinieri sono infatti riusciti a stabilire che a commettere il furto sia stato proprio il cuoco. Conducendo i possibili accertamenti sono infatti arrivati a scoprire “il passo falso” dell’uomo, il quale, a distanza di qualche giorno dal licenziamento, si è infatti rivolto ad un “compro oro” della zona (sono i registri del negozio, insomma, ad incastrarlo) per piazzare parte della refurtiva ovvero un paio di orecchini ed una medaglietta in oro che, recuperati prima di essere venduti o fusi, sono stati restituiti al legittimo proprietario.