La crudele esecuzione di Giacomo Perlasca e Mario Bettinsoli, il 24 febbraio 1944, aumentò la sua indignazione contro il fascismo (fu sospesa da scuola per essersi rifiutata di fare il saluto fascista al preside) e moltiplicò lo slancio e la fierezza delle sue azioni: in svariate occasioni accompagnò uomini in fuga dal Sebino alla Valcamonica, trasportò volantini e stampa clandestina, ma anche vestiti, cibo e persino armi e munizioni per i ribelli dalla città al Sebino: senza particolari investiture, divenne una tra le più attive staffette partigiane delle Fiamme Verdi. Non scelse mai un nome di battaglia: fu per tutti semplicemente Agape.
Il 18 agosto 1944 fu arrestata con l’accusa di aver consegnato un carico d’armi in Valcamonica e fu rinchiusa a Canton Mombello come detenuto politico. Alcuni giorni subirono la stessa sorte anche i familiari (il padre Lodovico, la madre, le sorelle Mariuccia e Rosetta, il piccolo nipote Ennio e la suocera di Rosetta), poi internati nel lager di Gries, presso Bolzano.
Nel carcere cittadino, dove rimase imprigionata fino alla liberazione della città, Agape subì l’interrogatorio di Erik Priebke, il famigerato boia delle Fosse Ardeatine. Nella prigione cittadina condivise la sorte con le altre detenute, come Irene Coccoli, Letizia Pedretti e Antonia Oscar Abbiati. Accanto ad esse, sperimentò la vicinanza delle “Massimille”, delle suore segretamente attive a sostegno della Resistenza (come madre Elsa Daffini, suor Anicetta, suor Giovanna, suor Fedele), dei numerosi sacerdoti partigiani arrestati (tra gli altri, don Vender, mons. Fossati, don Comensoli)… sperimentò quel mondo partigiano e antifascista cattolico silente e operoso che agiva, educava, assisteva, collaborava, rendeva possibile l’impossibile.
Liberatasi dal carcere insieme alle altre prigioniere il 24 aprile 1945, si diresse subito a casa di Sam Quilleri, il vice comandante della Brigata FF.VV. “X Giornate”, che sarebbe diventato di lì a poco suo marito, compagno nella vita e nelle molte battaglie politiche, sociali e civili del dopoguerra. Nel 2009 fu chiamata alla presidenza dell’Associazione Fiamme Verdi e numerosi - oltre alla sua attività antifascista - furono i suoi interventi, in particolare al raduno del Mortirolo (nella foto).