Alcuni equipaggi della Squadra Volante e diversi operatori dell’Ufficio Minori della Questura si portavano presso il palazzo ove si trova l’appartamento abitato dalla bambina e nelle aree limitrofe, iniziando a setacciarle.
Inoltre, visto che il padre aveva dichiarato che la figlia nutre una passione per gli spostamenti in bus, venivano controllati alcuni mezzi pubblici, le cui fermate sono posizionate davanti al predetto edificio di residenza, ipotizzando appunto che la piccola potesse essere salita su uno di questi ed arrivata in un’altra zona della città.
Dopo circa tre ore di ricerche, gli operatori di una Volante riuscivano ad individuare la bimba, che si trovava però in una situazione di pericolo: era infatti entrata nelle acque del fiume Isarco che le erano già arrivate fino all’altezza della vita.
L’equipaggio, sceso dall’auto di servizio e preoccupato perché resosi conto che un minimo passo falso poteva far divenire la piccola preda della corrente , iniziava a parlarle per attirare la sua attenzione e rassicurarla. Poi, molto rapidamente, la raggiungeva nel fiume e l’operatrice capo pattuglia la afferrava e la prendeva in braccio. Portata a riva, la bimba veniva asciugata ed avvolta nella coperta termica. Superata la tensione, per la capo pattuglia, madre di due bambini, c’era spazio per un naturale momento di commozione, quando la piccola, felice anche per essere salita a bordo di un’auto della Polizia che l’aveva ricondotta tra le braccia del padre, pronunciava un bellissimo “grazie”.