In questa mirabile missione Chiara ha trovato un padre ispirato nell’arcivescovo di Trento Carlo De Ferrari che seppe riconoscere nell’intuizione di Chiara il “dito di Dio”.
Questa cattedrale custodisce il grande crocifisso, dallo sguardo intenso e commovente, che vegliò sui Padri del Concilio tridentino. Mi piace pensare che questa immagine, tanto cara al popolo trentino, abbia contribuito a generare in Chiara l’incontro con il Cristo abbandonato.
Il volto del crocifisso offre, infatti, a Chiara la scoperta stupefacente che nel morire di Gesù incontriamo l’apice dell’amore gratuito, da cui scaturisce la capacità di far divenire l’altro la nostra casa, la nostra dimora, la nostra patria. Passo decisivo, questo, per orchestrare la sinfonia della comunione nel quotidiano delle nostre comunità. Una benefica provocazione, anzitutto, per noi vescovi, chiamati con la nostra vita a narrare l’amore senza misura del nostro Dio, vivendo in maniera profonda la comunione tra di noi e il popolo di Dio a noi affidato.
Grazie anche a Chiara ci è concesso ora di vivere uno straordinario momento di comunione alla mensa dalla Parola e del Pane della Vita. A tutti, buona celebrazione", arcivescovo Lauro.