Il verbo greco exeghésato può essere tradotto con «raccontare», «narrare», «spiegare», «rivelare»; parola che racchiude in sé tutto il cristianesimo"
L’attenzione viva della comunità è stata attirata dalla riflessione che l'arcivescovo ha fatto in merito alla conoscenza di Dio affermando senza mezzi termini che la disaffezione, l'allontanamento, l'abbandono della pratica religiosa e dell'affievolimento della fede da parte di molti sia spesso dovuto al fatto che Dio è predicato è proposto più in chiave filosofica che non passando attraverso Gesù Cristo.
Alzando il tono della voce il presule ha affermato: "Solo Gesù Cristo è capace di manifestare l'amore di Dio per tutti. Il Dio di Gesù Cristo non è un Essere Onnipotente, ma lontano. O peggio, un Giudice severo. Gesù insegna che Dio è Padre, è un Padre buono che ama. Dal momento in cui Dio si è umanizzato in Gesù, egli ha aperto un sentiero unico per andare a Dio, al punto che egli stesso ha potuto affermare che «Nessuno può andare al Padre se non attraverso di me» (Gv 14,6)".
Ha insistito il vescovo Lauro Tisi: "E' conoscendo l’esistenza umana di Gesù che noi possiamo essere condotti al Dio vivo e vero. Si tratta di un capovolgimento importantissimo, che in questi due millenni di cristianesimo non abbiamo ancora realmente assunto: basti pensare al fatto che, all’interno delle nostre catechesi, si incomincia il discorso da Dio per giungere a Gesù. È invece necessario percorrere esattamente l’itinerario opposto".
"Dio per molti cristiani - ha concluso il presule - è una parola insufficiente! Già Giustino, un padre della chiesa del II secolo, scrisse: «La parola “Dio” non è un nome, ma un’approssimazione naturale all’uomo per descrivere ciò che non è esprimibile» (II Apologia 6). Dio è una parola che può essere il frutto di una riflessione intellettuale, ma ciò che è decisivo per la fede cristiana non sta in Dio quale premessa, ma si rivela quale meta di un percorso compiuto dietro a Gesù Cristo e con lui che è «l’iniziatore della nostra fede» (Eb 12,2)".