Milano - I rischi enormi del lockdown adottato dalle istituzioni non fanno cambiare rotta all'Italia, con una riapertura che ancora non c'è nonostante la catastrofe socio-economica i cui primi segnali si intravedono in questi giorni: si va delineando un futuro sempre più cupo per milioni di cittadini e per lo Stato più in generale, con un coro di dissenso crescente (anche se tardivo, dopo due mesi di allineamento pressoché totale sulla chiusura del Paese senza pensare ad alternative e conseguenze del lockdown) di opposizioni, imprenditori, cittadini e studiosi che alla preoccupazione per l'attuale situazione abbinano anche un'analisi più generale del disegno che si starebbe portando avanti dai palazzi della politica.
Tra questi, il sociologo Luca Ricolfi, che nel corso di un'intervista rilasciata all'Huffington Post, non usa mezzi termini: “La nostra società, se non si cambia rotta, molto molto alla svelta (ma forse è già tardi), è destinata a trasformarsi in una ‘società parassita di massa’”.
Professore di Analisi dei Dati all’Università di Torino, autore del libro “La società signorile di massa”, il responsabile scientifico della Fondazione Hume da settimane evidenzia le contraddizioni del modello italiano nella gestione della pandemia e non nasconde i rischi di un'Italia il cui declino è accelerato dalle scelte politiche.
"A mio parere questo Governo un’idea del futuro ce l’ha eccome, purtroppo. Questo Governo è il primo governo esplicitamente e risolutamente iper-statalista della storia della Repubblica. In esso, infatti, le peggiori pulsioni del mondo comunista ed ex comunista, rappresentato da Pd e Leu, confluiscono e si saldano con l’ideologia della decrescita felice propria dei Cinque Stelle. E il più straordinario paradosso politico è che un simile mostro socio-economico", le parole di Ricolfi ad HuffPost.
Poi il riferimento alla "società parassita di massa" a cui l'Italia starebbe andando incontro: "Nella società parassita di massa la maggioranza dei non lavoratori diventa schiacciante, la produzione (e l’export) sono affidati a un manipolo di imprese sopravvissute al lockdown e alle follie di stato, e il benessere diffuso scompare di colpo, come inghiottito dalla recessione e dai debiti. I nuovi parassiti non vivranno in una condizione signorile, ma in una condizione di dipendenza dalla mano pubblica, con un tenore di vita modesto, e un’attitudine a pretendere tutto dalla mano pubblica, con conseguente dilatazione della “mente servile”, per riprendere l’efficace definizione di Kenneth Minogue".