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Green Pass, anche il ricercatore Bizzarri è scettico: "Non ha alcun fondamento scientifico"

Sondrio - Anche nel mondo scientifico cresce il coro degli scettici del Green Pass varato dal Governo Draghi che, con le sue svariate contraddizioni, rischia di diventare un obbligo mascherato di vaccinazione senza efficacia per il contrasto ai contagi, dal momento che è ben noto che anche i vaccinati possono contagiarsi e contagiare.


Mariano Bizzarri, uno dei più importanti ricercatori italiani in oncologia e professore alla Sapienza di Roma, è contrario. Per l’esperto, il certificato verde “non ha alcun fondamento scientifico. In teoria, il Green Pass dovrebbe essere un documento che attesta la non infettività della persona, ottenuta tramite vaccino o certificata dall’esecuzione di un tampone. Però il tampone ci dà informazioni limitate. Inoltre, oggi sappiamo che anche il vaccinato può tornare a infettarsi ed essere fonte di infezione. Dunque a che serve il Green Pass?”, si chiede in un’intervista a La Verità.


“A discriminare chi non si vaccina. Per altro è una discriminazione poco sensata. Faccio un esempio: se faccio un test sierologico per il tifo, quel test mi dirà inequivocabilmente se io l’ho contratto oppure no.

In questo caso, dunque, è possibile fare una discriminazione fra chi ha avuto il tifo e chi no, basandosi su un dato di realtà. Ma il Green Pass funziona diversamente. Si limita ad attestare che sono stato vaccinato o che 48 ore fa ho fatto un tampone negativo. Ma non attesta che io non abbia contratto la variante Delta, ad esempio. Dunque il Green Pass attesta il nulla. Forse un poco più di certezza sulla non contagiosità c’è per chi ha avuto la malattia ed è guarito, perché ha sviluppato l’immunità naturale che è molto più forte di quella conseguita con il vaccino”.


Bizzarri è scettico anche sulla dose di vaccino che deve ricevere anche chi ha avuto il Covid. “Anche questa mi pare una cosa di dubbio fondamento. Si dice: facciamo la terza dose perché gli anticorpi sono bassi. Ma non è così che si valuta la risposta immunitaria. Non dipende soltanto dagli anticorpi, ma pure dai T-Linfociti, le cellule della memoria. In quel caso, averne una o mille poco cambia”, spiega Bizzarri. Una prova “sta nel fatto che i casi di reinfezione per i guariti sono molto rari. In ospedale abbiamo non vaccinati, gente vaccinata che si è re-infettata, ma pochissime persone che una volta guarite si sono poi ammalata di nuovo. Certo, qualche caso c’è, ma sono casi molto limitati”.

Ultimo aggiornamento: 10/08/2021 19:12:09
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