Trento - Conciliare impresa o libera professione e maternità è possibile: lo strumento pensato dalla Provincia di Trento dieci anni fa è quello della co-manager, figura professionale che si incarica di portare avanti l'attività svolta dalla neo-mamma per tutto il tempo necessario, anche fino al 12esimo anno di vita del bambino, recita la legge provinciale.
Un "passaggio di testimone" che comporta necessariamente l'instaurarsi di un rapporto di fiducia reciproca, a beneficio di entrambi: della lavoratrice autonoma, che non è costretta a chiudere l'attività per dedicarsi ai figli, e alla co-magarer, spesso una donna (o anche un uomo) in possesso di competenze professionali specialistiche, ulteriormente affinate e certificate per poter svolgere al meglio questo nuovo incarico. Stamani in Provincia il bilancio dei primi 10 anni di questa iniziativa, che ha portato all'avvio di 80 progetti - partiti operativamente dal 2013 - seguiti dall'Agenzia della Famiglia e dall'Agenzia del lavoro. E stamani anche i primi dieci diplomi consegnati ad altrettante/i co-manager, le cui competenze sono ora spendibili nel mercato del co-lavoro.
"Un percorso collettivo - ha detto l'assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari - che ha coinvolto le istituzioni ma anche le forze economiche e sociali, con la consapevolezza di stare percorrendo una strada nuova, perché fino a poco tempo fa quando e se si parlava di conciliazione vita-lavoro lo si faceva solo con riferimento alle lavoratrici dipendenti. Un percorso intrapreso nella convinzione che la genitorialità non deve diventare un'esperienza traumatica sul piano lavorativo anche per le donne che svolgono un lavoro autonomo o imprenditoriale".
14 le storie raccolte dalla giornalista Linda Pisani in un libro realizzato per l'occasione, e sono tutte storie a lieto fine. Anzi no: l'esperienza non è finita, continua e si allarga.
"Un’imprenditrice mi ha detto: non possiamo chiudere il negozio o la partita iva. Dobbiamo dare il latte nel retrobottega ai nostri figli? E' questa l’ultima soluzione?". La testimonianza raccolta da Pisani è molto chiara riguardo al bisogno che il progetto nato dieci anni fa voleva andare a soddisfare. Progetto innovativo, considerato che in passato le madri affidavano a qualcuno il figlio per poter continuare a lavorare, mentre in questo caso possono affidare, temporaneamente, il lavoro. Un progetto concretizzatosi in un registro contenente una lista di professioniste e professionisti - con un’esperienza nella gestione d’impresa e/o nelle attività professionali e/o nel lavoro dipendente - che supportano, sostituendola, totalmente o parzialmente, nella gestione dell’attività, l’imprenditrice, la libera professionista, la lavoratrice autonoma o a progetto. Il progetto stabilisce anche l'inquadramento contrattuale della co-manager e la sua retribuzione. La mamma lavoratrice a sua volta percepisce da Agenzia del lavoro un contributo economico - fino a 20.000 - con cui far fronte alla spesa della sua sostituzione."Le imprenditrici - sottolinea la giornalista - possono affidare la loro attività ad una persona competente per poter accudire i proprio figli. Un peso in meno e una gioia in più. Le co-manager hanno accesso a loro volta ad una opportunità molto interessante, ma anche ad una sfida: in pochissimo tempo devono poter gestire l’attività di un’altra persona". Una buona pratica che altrove, anche quando è stata tentata, generalmente ha fallito. In Trentino no.
Luciano Malfer, dirigente generale dell'Agenzia del lavoro, ha illustrato alcuni altri elementi che caratterizzano l'esperienza.