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Covid nell'aria: inesistente all'aperto, pericolo nelle case

Torino - Un metodo di campionamento è stato messo a punto da Arpa Piemonte per rilevare la presenza del virus e la sua concentrazione.

I risultati ottenuti dall'Agenzia regionale per l'Ambiente confermano quanto già riportato durante il 2020 sulle principali riviste scientifiche, ma dando un supporto con metodi analitici e validati.


La maggior concentrazione di SARS-CoV-2 nella matrice aria all'interno dei locali chiusi con rischio minimo all'aria aperta, alimentando i dubbi nei cittadini su una serie di attività ad oggi vietate da Governo e enti locali ma con un pericolo pressoché nullo di contagio.


COVID NON RILEVATO ALL'APERTO, RISCHI IN CASA


Le prove in campo delle tecniche sviluppate hanno interessato reparti ospedalieri specializzati nella cura dei pazienti COVID, gli interni delle abitazioni di nuclei famigliari contagiati, l’aria esterna ai reparti Covid degli ospedali così come l’aria respirabile in una qualunque via del centro del capoluogo regionale.


Nello specifico, all'aperto il virus non è finora nemmeno risultato rilevabile nell’aria. Negli ambienti chiusi, la situazione cambia: negli ambiti ospedalieri, ed in particolare all’interno dei reparti con presenza di malati anche caratterizzati da elevati carichi virali, le concentrazioni rilevabili del SARS-CoV-2 sono risultate generalmente molto contenute, anche in virtù dell’elevato tasso di ricambio dell’aria realizzato in tali aree (6-8 ricambi d’aria ogni ora), mentre in ambito domestico, al contrario, le concentrazioni di virus si sono rilevate più consistenti, fino a 40÷50 copie genomiche del virus al metro cubo di aria. Tali valori risultano fortemente influenzabili dalle frequenze di ricambio d’aria e dal numero di soggetti positivi presenti nelle abitazioni, oltreché dallo sviluppo dei sintomi più comuni della malattia (tosse secca).

Ultimo aggiornamento: 12/01/2021 22:23:04
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