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Breno, conclusi gli scavi archeologici in piazza Ronchi: i risultati

Breno - Presentati i risultati degli scavi archeologici a Breno: alla presenza di Giuseppe Stolfi, soprintendente Archeologia, Belle arti e paesaggio, Alessandro Panteghini, sindaco di Breno, Sandro Farisoglio, ex sindaco di Breno, Cristina Longhi e Serena Solano funzionari archeologi sono stati resi noti i dettagli dopo i lavori nella località camuna.


scaviSi sono da poco conclusi gli scavi archeologici in piazza Ronchi a Breno. Il sito archeologico era stato individuato nel corso delle indagini preliminari effettuate nella primavera del 2018 per l’approvazione del progetto di fattibilità del Comune di Breno per la realizzazione di un parcheggio interrato, secondo quanto previsto dalla normativa di tutela sui beni culturali. Considerato la profondità dei ritrovamenti, emersi a partire dai 2 metri di profondità, e i problemi di logistica di cantiere, su richiesta dell’Amministrazione comunale lo scavo archeologico in estensione è stato avviato contestualmente all’inizio dei lavori edili.


Gli scavi sono stati realizzati su incarico dell’Amministrazione di Breno, che ha operato in stretta collaborazione con la Soprintendenza archeologia Belle arti e Paesaggio per le pòrovince di Bergamo e Brescia, cui era in capo la direzione scientifica. L’indagine archeologica ha interessato un’area di 1.350 metri quadrati, per una profondità di meno 4,5 metri dal piano stradale, ed è stata investigata da novembre 2018 a maggio 2019 dalle ditte specializzate Viviana Fausti di Brescia e Cora srl di Trento.


scavi2Al di là di ogni previsione le indagini hanno aperto un incredibile scenario sulla storia più antica di Breno: proprio ai piedi della collina del castello, dove le ricerche condotte dal professor Francesco Fedele dell’Università di Napoli negli anni Ottanta del secolo passato avevano messo in luce consistenti tracce di frequentazione dal Neolitico ai giorni nostri, a oltre trent’anni di distanza, si scrive un’altra importantissima pagina della storia camuna.


Lungo il limite sud ovest della piazza un edificio in pietra, di cui purtroppo rimanevano solamente alcuni tratti di muratura, testimonia l’insediamento nel periodo Basso medievale.

A questo periodo risalgono anche, con probabilità, le due sepolture di adulto, ritrovate durante le prime settimane di scavo e di cui si è data già notizia.


Come in epoca storica, sicuramente nell’età del Ferro (I millennio avanti Cristo) scorreva un corso d’acqua. La sua presenza è sottolineata da numerosi interventi di sistemazione della sponda realizzati dapprima con pietre ricavate dalla rupe stessa e poi raccolte nel corso dell’Oglio. Questi argini dovevano costituire una difesa dalle acque per un insediamento di cui oggi non possiamo più avere notizie, poiché probabilmente occupava la fascia tra la piazza e la collina, oggi costruita. L’importanza di queste strutture è sottolineata dalla presenza di alcune sepolture rituali di cavalli all’interno delle massicciate artificiali.


I ritrovamenti più significativi però appartengono alla Preistoria. Nella piazza, infatti, durante l’età del Bronzo (inizi II millennio avanti Cristo circa) si sviluppava un abitato con capanne di cui restano le buche per l’alloggiamento dei pali lignei che sostenevano gli alzati in materiale deperibile. I materiali ceramici raccolti, che ora dovranno essere meglio studiati, racconteranno importanti aspetti della vita quotidiana dell’epoca. In particolare spicca una capanna seminterrata di 5,5 per 3,4 metri e un fondo ribassato di 60/70 centimetri conservata in tutto il perimetro. Solo l’analisi di dettaglio dei dati di scavo aiuterà a meglio comprendere l’organizzazione dell’abitato, perché il corso d’acqua formatosi alla fine dell’età del Bronzo ha eroso parte degli antichi piani di calpestio, di cui rimangono i focolari e alcuni lembi di piani di calpestio realizzati in piccole scaglie di pietra.


Ma per gli archeologi le sorprese sono proseguite al di sotto dei livelli dell’età del Bronzo e sono continuate fino agli ultimi giorni di scavo. Sotto l’insediamento dell’età del Bronzo sono venute alla luce numerose tracce che risalgono addirittura all’età del Rame (III millennio) e, proprio fra queste, il ritrovamento più stupefacente: la sepoltura di un adolescente in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, in accordo con il rituale dell’epoca. Certamente il giovane era un personaggio che rivestiva un ruolo di spicco all’interno della sua comunità. Il ritrovamento presso il capo e il busto di oltre 700 perline e trenta canini forati di un carnivoro, forse un cane o un lupo, suggeriscono che era stato forse avvolto in un prezioso tessuto o indossava un complicato ornamento. Il corredo che lo accompagnava era formato da alcuni strumenti di selce, un vaso di ceramica e una lesina in rame, oggetto assai prezioso in un momento in cui la metallurgia era agli albori. A conferma della sua importanza la tomba doveva avere una struttura monumentale con tumulo di pietre, che purtroppo nel corso delle attività antropiche che si sono succedute nell’area era stato pesantemente danneggiato.


La strada da fare per ricostruire la storia del fanciullo è ancora lunga: le analisi antropologiche e del Dna, le datazioni al radiocarbonio, l’esame dei materiali di corredo potranno meglio restituire alcune immagini della sua vita e le circostanze della sua morte.

Ultimo aggiornamento: 14/06/2019 00:42:51
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