Sulle apertura, spero che il Governo si decida a dire qualcosa per il 18 maggio rapidamente e che deleghi alle regioni", ha aggiunto Zaia.
Quello della ristorazione è uno dei tanti settori - pressoché tutti - che farebbero fatica a sopravvivere a regole imposte dalla combinazione Governo-scienza che in queste settimane ha gestito non nel migliore dei modi l'emergenza e ora non sembra valutare un'inversione di marcia, senza considerare alternative a lockdown, imposizioni e regole utopistiche di distanziamento sociale che hanno creato già da giorni irritazione, appelli e tensioni dei commercianti.
Il messaggio è chiaro: serve tornare al più presto a una nuova normalità, visto che gli effettivi aiuti economici - per compensare lockdown e perdite per le norme di distanziamento sociale - sono assenti o quantomeno insufficienti, con un circolo vizioso che potrebbe portare l'intero Paese al collasso.
Proprio il Veneto ha messo a punto un modello alternativo, sostenibile e vincente, ma senza disposizioni governative non può aprire come desidererebbe le attività tuttora chiuse per Dpcm, da qui la richiesta di accelerare da parte di Zaia.
FIPE: COSI' SI UCCIDE LA RISTORAZIONE
"Se si vuole uccidere la ristorazione italiana basta applicare quanto è stato ipotizzato: 4 metri o 2 metri di distanziamento significa non rendersi conto dei nostri modelli legati al familiare, al modello della piccola impresa". Così il vicepresidente della Fipe Confcommercio, Aldo Cursano.
"Pensare a 4 metri di distanziamento significa escludere dalla ripresa l'80% di questo modello. Cursano sottolinea il "senso di responsabilità avuto fin ora dall'associazione e dalla base associativa", ma ora, afferma "qualcuno sta scegliendo la fine di un modello" ed "ognuno si deve assumere le proprie responsabilità".