E’ possibile stimare che, durante la fase estivo-autunnale, la parte di popolazione presente nel Parco è di circa 1.600 individui.
Il Piano di controllo del cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio – Trentino 2022-2026
Nel 2021 è stato effettuato il decennale monitoraggio dell’impatto del morso del cervo sulla rinnovazione forestale, per valutare nuovamente l’entità degli effetti e impatti sugli ecosistemi forestali, ed è iniziata la fase di redazione di una nuova versione del “Piano di Conservazione e Gestione del Cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio Trentino all’interno dell’Unità di Gestione Val di Sole”. Al suo interno è stata predisposta una nuova proposta di Piano di Controllo del Cervo 2022-2026, di durata quinquennale. Il Piano di Conservazione e Gestione segue la logica, gli obiettivi, le modalità e i risultati attesi di quanto già pianificato nel 2008, tenendo conto – secondo un processo circolare di gestione adattativa che si basa su una costante acquisizione di informazioni e conoscenze medianti specifici monitoraggi - dell’evoluzione degli impatti esercitati su ecosistemi e biodiversità e delle condizioni della popolazione .
Le motivazioni che allo stato attuale portano alla proposta di attivazione del prelievo in controllo all’interno del Parco sono:
in generale, gli “squilibri ecologici” e gli effetti sugli ecosistemi e sulla biodiversità, causati dalle elevate densità di cervo e, nello specifico:
gli effetti del morso e del brucamento sulla rinnovazione forestale e sulla biodiversità forestale della parte arbustiva e del sottobosco; l’elevato brucamento delle gemme apicali delle piantine di rinnovazione fa registrare percentuali di carico medio da morso tra il 50 e il 70% in Val di Peio e in Val di Rabbi, soprattutto su abete rosso e larice (dati del monitoraggio dell’impatto sulla rinnovazione forestale 2021); tra il rilievo del 1998 e quello del 2021, le percentuali medie di morso alla rinnovazione di abete rosso sono aumentate dal 40% al 60% e quelle del larice dal 34% al 52%; la forte presenza del cervo modifica la composizione e la struttura del bosco e comporta anche cambiamenti e riduzione del sottobosco, che influisce sulla disponibilità di siti di rifugio e sull’abbondanza dell’entomofauna, importanti per la sopravvivenza dei pulli (giovani) delle popolazioni di Tetraonidi del Parco, in particolare del gallo cedrone;
gli impatti da brucamento sui prati a sfalcio, su cui il cervo si alimenta nei mesi primaverili, causando ammanchi di fieno anche di circa il 20-30% (in base ai dati raccolti tra il 2006 e il 2007);
i fenomeni di competizione con il camoscio, la cui popolazione nel Parco si è dimezzata nell’ultimo ventennio, per fenomeni sia di sfruttamento, sia di interferenza, da parte del cervo. Anche in relazione ai cambiamenti climatici, nei mesi estivi il cervo tende sempre più ad alzarsi di quota e a frequentare costantemente le praterie alpine in cui si sovrappone al camoscio, sfruttando le sue risorse alimentari e diminuendone la disponibilità per quest’ultimo;
i fenomeni di competizione con il capriolo dentro il Parco, anche in questo caso per competizione trofica a sfavore di quest’ultimo e una sorta di intolleranza spaziale nei confronti del cervo.
Gli obiettivi del prelievo in controllo all’interno del Parco sono:
la riduzione di “squilibri ecologici” e impatti, anche attraverso la riduzione numerica della popolazione di cervo;
di conseguenza il raggiungimento e mantenimento di una popolazione complessiva nel Parco (primaverile) caratterizzata da densità significativamente inferiori a quelle attuali;
la conservazione di una buona contattabilità e di un comportamento confidente e diurno del cervo nelle sue aree di estivazione e durante la stagione riproduttiva all’interno del Parco, per il mantenimento delle attività divulgative, educative e di fruizione turistica dell’area protetta.
I risultati attesi dell’applicazione del Piano all’interno del Parco sono:
una riduzione degli impatti da morso alla rinnovazione forestale all'interno del Parco e in generale sulla componente arbustiva e di sottobosco delle foreste;
una crescita delle popolazioni di capriolo e di camoscio all’interno del Parco;
una stabilita` della popolazione complessiva di cervo su valori inferiori di densità;
il mantenimento dell’attuale comportamento confidente del cervo nelle sue aree di estivazione;
una riduzione dei danni sui prati a sfalcio all'interno del Parco.
Il Piano prevede quindi due primi anni di prelievo in controllo sperimentale di entità numerica limitata (circa 100-180 cervi) ed un successivo triennio di prelievo in controllo con finalità di riduzione della consistenza della popolazione di cervo all’interno del Parco. Le consistenze dei piani di controllo sperimentale e di riduzione verranno decise e rese definitive con la stesura e l’approvazione del Piano quinquennale da sottoporre al parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e autorizzazione dal Ministero per la Transizione Ecologica. Secondo una logica adattativa, i contenuti del Piano saranno progressivamente verificati ed eventualmente rivisti tenuto conto dei dati di monitoraggio e del controllo dei risultati.
La realizzazione del Piano, affidato al Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette della Provincia (incaricato anche della gestione del settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio) con il supporto per la vigilanza e il controllo del personale del Corpo Forestale trentino, si basa sulla collaborazione tra il Parco, i cacciatori opportunamente formati per assumere il ruolo di Coadiuvanti alle attività di controllo, con il coordinamento dell’Associazione Cacciatori Trentini (ACT), e le Amministrazioni locali che concorrono a indirizzare l’attività del Parco nell’ambito del Comitato provinciale.
Con la programmazione di una serie di incontri di presentazione del Piano e di divulgazione dei suoi obiettivi e principali contenuti si prevede di fornire alle comunità locali e a tutti gli interessati tutte le informazioni gli aggiornamenti sul controllo di questa specie.