“Quando bisogni e attese coincidono – sottolinea –, il futuro non ha più posto per il nuovo, per l’inedito, la sorpresa”.
Nel definire la misura della novità incarnata invece nella mangiatoia di Betlemme, l’Arcivescovo declina “i verbi del Natale: ascoltare, farsi carico, prendersi cura. Chi li accoglie – assicura don Lauro –, viene liberato dalla solitudine, entra in spazi di vita, di futuro, di cambiamento. Lasciatemelo dire: oggi, queste sono le parole che ci sono venute a mancare, come il vino a Cana”. “Tra le tante emergenze – aggiunge poco dopo monsignor Tisi –, mi permetto di sottolineare come la più urgente sia la fatica a dialogare e ad accogliere punti di vista diversi”.
“Le nostre ferite – conclude l’Arcivescovo rivolgendosi ai fedeli presenti in cattedrale, ma collegati anche in diretta streaming e TV – si rimarginano nella misura in cui curiamo quelle degli altri, salutare provocazione per quest’ora della storia così drammaticamente ferita”.