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Lavoro, i dati sull'occupazione in Trentino nel 2021 e nei primi mesi del 2022

Trento - Nel corso del 2021 il mercato del lavoro trentino ha risentito positivamente dell’uscita dalla fase più grave della pandemia. Tutti gli indicatori registrano un netto miglioramento rispetto all'anno precedente e, cosa ancor più significativa, in alcuni casi hanno non solo raggiunto ma superato i valori del 2019, anno precovid di riferimento. La tendenza positiva si conferma anche nel trend delle assunzioni dei primi quattro mesi del 2022; dopodiché sopraggiunge un calo, legato probabilmente alla nuova, difficile congiuntura politico-economica internazionale. Nel complesso però la dinamica dei primi sei mesi del 2022 rimane ancora positiva: rispetto al periodo gennaio-giugno del 2021, le assunzioni crescono, infatti, di 15.379 unità, pari a +23,6%. Foto @Nicola Eccher - Archivio ufficio stampa Provincia autonoma di Trento.


Queste in brevissima sintesi le evidenze emerse nel convegno al Castello del Buonconsiglio di Trento, dove l'Agenzia del Lavoro, in collaborazione con Tsm-Trentino School of Management, ha presentato il 37° Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento, dedicato all'andamento del mercato del lavoro in Trentino nel 2021 e nei primi mesi di quest'anno. I lavori si sono aperti con gli interventi di Achille Spinelli, assessore allo Sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia autonoma di Trento e di Stefania Terlizzi, dirigente generale di Agenzia del Lavoro. A chiudere la mattinata, dopo le relazioni degli esperti e dei tecnici, fra cui anche Raffaele Tangorra di Anpal-Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del Lavoro e docente all'Università di Trento.


"I dati del 2021 sono molto positivi - ha sottolineato Spinelli - ma è chiaro che adesso l'attenzione è concentrata sulle criticità odierne e sull'inverno che abbiamo davanti. Siamo consapevoli che è necessario un impegno collettivo da parte di tutti gli attori del settore, anche al di là delle misure che abbiamo già assunto per sostenere imprese e famiglie. L'amministrazione provinciale, le categorie economiche e sociali, e naturalmente tutti soggetti che hanno contribuito all'elaborazione di questo rapporto, devono unire le forze, guardando anche alle decisioni che assumerà il nuovo Governo nazionale e e agli strumenti messi a disposizione dall'Europa".


Il rapporto presentato stamani si concentra sull'andamento dell'occupazione nel 2021, in un contesto di forte cambiamento delle politiche del lavoro, come sottolineato dalla dirigente Terlizzi, e come discusso da Agenzia del Lavoro anche con Tangorra nel corso della giornata di ieri. Ma la mattinata ha consentito anche di esaminare i dati relativi ai primi mesi del 2022. La dinamica dell'occupazione dei primi sei mesi dell’anno si conferma positiva, grazie a una crescita dell'occupazione che compensa anche il calo delle assunzioni registrato in tutti i comparti nel periodo maggio-luglio (-7%), sulle cui cause gli analisti rimangono prudenti ma che è facile imputare alla congiuntura economica sfavorevole che si è delineata, in particolare per quanti riguarda i costi dell'energia. Le assunzioni, comunque, a luglio risultano in crescita sia nel secondario (+ 9%) che nel terziario (+24%). L’incremento nel terziario è particolarmente significativo rispetto all'anno precedente, su cui ha pesato la chiusura invernale dovuta alla pandemia. Emergono però anche nella stagione estiva 2022 alcuni segnali contrastanti: in particolare, un calo della manodopera dal'estero, attestata al 4,9% del totale, rispetto al 7-8% del periodo prepandemico. E' calata anche la percentuale di residenti in Trentino avviati come stagionali e di coloro che ripetono l'esperienza nell'anno successivo. Nei primi sette mesi del 2022 sono cresciute infine le cessazioni lavorative, che passano dalle 55.383 di un anno fa, alle attuali 85.123. Un aumento di 29.740 uscite dal lavoro, pari a un +53,7%.


I dati del 2021


Il rapporto di Agenzia del Lavoro presentato stamani nella Sala delle Marangonerie del Castello del Buonconsiglio, come già ricordato, riguarda però il 2021. Vediamo quali sono i trend principali che emergono dallo studio.


Nel 2021 il sistema economico del Trentino ha reagito positivamente all'attenuarsi dell'emergenza creata dalla pandemia. Come illustrato dalla direttrice dell'Ufficio studi delle politiche e del mercato del lavoro di Agenzia del Lavoro Isabella Speziali, in provincia di Trento il PIL ha segnato una crescita del 6,9%, che compensa gran parte della perdita dell’anno precedente. I corrispettivi valori di crescita per Italia, provincia di Bolzano e Nord Est sono rispettivamente 6,6%, 6,7% e 7,2%. I rapporti di lavori attivati sono stati 162.266, +26,5% rispetto al 2020


Nel 2021 sono cresciuti inoltre sia i consumi dei residenti che gli investimenti. Le imprese hanno registrato una significativa crescita di tutti gli indicatori economici, quali il fatturato, la produzione, le ore lavorate e gli ordinativi. Particolarmente in crescita risultano i settori del manifatturiero e delle costruzioni. Per i movimenti turistici, invece, si riscontra nel 2021 una dinamica ancora in affanno nonostante importanti segnali di ripresa determinati dal ritorno dei turisti stranieri e un buon andamento della stagione estiva, con un +31,7% di arrivi e un +37,2% di presenze.

A pesare sul bilancio complessivo dell’anno è stato naturalmente il mancato decollo della stagione invernale, a causa della pandemia.


Nel 2021, rispetto all’anno precedente, come già detto, le forze di lavoro sono cresciute e sono calati i soggetti inattivi. Gli occupati sono aumentati dell’1,5% mentre è scesa dell’11,1% la percentuale di chi cerca lavoro. E' cresciuto il peso del tempo pieno e, tra i dipendenti, in maniera consistente anche il tempo determinato. Il tasso di occupazione è salito al 67,3%, rispetto al 66,4% dell’anno precedente. Il tasso di disoccupazione è calato al al 4,8%, sei decimi di punto in meno sul 2020. Della ripresa hanno beneficiano sia gli uomini che le donne, e un po' tutte le fasce di età, compresi gli ultra 54enni. I contratti stabili nel 2021 pesano un po’ meno rispetto al 2020 ma più che nel 2019.


In forte crescita nel 2021 anche la domanda di lavoro delle imprese trentine. La crescita si deve al settore secondario e in particolare al comparto del manifatturiero, mentre cala la domanda di lavoro in agricoltura. La ricerca di operai specializzati supera lo scorso anno addirittura il livello del 2019. Il numero delle imprese alla ricerca di personale personale si è attestata in Trentino al si attesta al 73%. L’equivalente del Nord Est è 65,7% e dell’Italia il 60,7%. Rispetto al 2020 le assunzioni sono aumentate per più di 33.900 unità (+26,4%) e in confronto al 2019, anno prepandemico, di 1.108 (+0,7%).


Rispetto al picco del 2020 è calato molto l’utilizzo della cassa integrazione (-70,7%), che però non si è riportato ai livelli prepandemici. Nel 2021 l’intervento si è mantenuto molto orientato sulle crisi ordinarie che hanno assorbito quasi l’80% delle risorse messe a disposizione. L’industria è risultata destinataria di quasi il 69% delle ore autorizzate nell’anno.


Nel 2021 infine si è registrato anche in Trentino, come altrove, il fenomeno dlela crescita delle dimissioni, pari a 21.120 unità, ovvero +13,2% rispetto al 2019. Anche questo fenomeno rientra fra quelli che Agenzia del Lavoro tiene costantemente monitorato. In parte può essere spiegato con il fatto che in un contesto di crescita e di spinta alla ricerca di manodopera, si ampliano i gradi di libertà per spostamenti all’interno del mercato del lavoro. A un mese dalla dimissione, infatti, ha un nuovo lavoro il 51,7% del target, a 3 mesi il 60% e a 6 mesi quasi i due terzi, soprattutto maschi e giovani. Nel nuovo lavoro il cambiamento non passa necessariamente per un nuovo settore o una diversa mansione: il 51,5% resta nello stesso grande gruppo professionale e il 44,3% nello stesso comparto di attività.


I sindacati: "In Trentino c’è un deficit di qualità del lavoro"


In Trentino non c’è un problema di posti di lavoro. C’è un problema di qualità del lavoro. E’ questo uno dei dati più significati che emerge dalla lettura dell’ultimo Rapporto provinciale sull’occupazione. Almeno secondo Cgil Cisl Uil. L’analisi presentata, infatti, rende evidente come la domanda di lavoro nel 2021 sia cresciuta in modo sostenuto, senza trovare però adeguata soddisfazione. C’è un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che trova spiegazione, secondo Cgil Cisl Uil, in un problema di non adeguata qualità dell’occupazione. “E’ vero che ci sono più posti di lavoro, ma si tratta spesso di contratti a termine. Il Trentino questa tipologia sfiora il 20% e collocano il nostro territorio tra quelli la percentuale più alta di lavoro precario – fanno notare Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher che per le tre confederazioni seguono il mercato del lavoro -. A questo si aggiunge l’aumento di oltre il 13% delle dimissioni”. Significativo è poi il dato per il turismo: nel comparto solo il 40% decide di ripetere la stagione nell’anno successivo. “Questo vuol dire che i lavoratori e le lavoratrici non hanno trovato in quel contesto condizioni soddisfacenti in termini di retribuzione e condizioni di lavoro. In una parola di qualità dell’occupazione”.


In questa logica è giusto investire in una più efficace analisi dei fabbisogni delle aziende, anche per mettere in atto percorsi formativi e di riqualificazione coerenti. E’ altrettanto ovvio, però, che solo questo non può bastare. “La qualità del lavoro è la prima leva su cui agire per rendere più attrattiva la domanda, qualificandola e fidelizzando la manodopera, con contratti stabili e condizioni di lavoro dignitose. Vale per tutti i settori, ma soprattutto per il turismo dove non ci si può più limitare a lamentare la carenza di manodopera”


Cgil Cisl Uil non nascondono inoltre la preoccupazione per le conseguenze che la crisi energetica e l’esplosione dei costi delle materie prime avrà sull’occupazione. “Ci attendiamo un rallentamento dell’occupazione. C’è già un ricorso crescente alla cassa integrazione e senza le necessarie misure di sostegno al reddito e politiche attive del lavoro si rischia di scivolare in una fase molto complicata per la tenuta sociale della nostra comunità. Le famiglie già messe a dura prova dal caro vita potrebbero, infatti, non riuscire a sostenere più i costi della quotidianità con assegni di cassa integrazione che dimezzano il reddito. Non leggere in tempo questa situazione e costruire misure adeguate di protezione può essere rischiosissimo. “Servono politiche che aiutino il sistema nel suo complesso e sostengano lavoratori e famiglie in questa congiuntura con aiuti sostanziali sul modello altoatesino. Il disegno di legge della giunta Fugatti al momento è totalmente insufficiente ad arginare solo in parte la tempesta che si potrebbe abbattere sulle famiglie trentine. Ci auguriamo che l’Esecutivo ne prenda atto rapidamente e apra un confronto serio e leale con le parti sociali”, concludono i tre sindacalisti.

Ultimo aggiornamento: 07/10/2022 05:59:08
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