"Da tempo la questione dipendenze è relegata ai margini del dibattito nazionale con la politica che delega sempre di più agli addetti ai lavori. Peccato che però, sia nel pubblico che nel privato sociale, gli addetti ai lavori siano sempre meno e sempre più soli. Eppure le droghe non solo sono sempre più diffuse e pericolose, ma si scontrano poi con un sistema di contrasto arretrato di decenni. Tra i giovani cannabis e cocaina sono le sostanze più diffuse, con una sempre più preoccupante recrudescenza dell’eroina. Poi si aggiungono le nuove sostanze sintetiche: secondo gli studi almeno il 25% dei ragazzi delle scuole medie superiori dichiara di avere assunto almeno una volta una sostanza illegale e di questi circa il 30% non sa neanche che tipo di droga ha assunto. In questo contesto il sistema di contrasto, la rete dei servizi delle comunità, deve lottare per la propria sopravvivenza, facendo il possibile con risorse sempre più esigue ed all’interno di un quadro normativo oggettivamente inadeguato. Un sistema che disconosce il concetto moderno di “salute” e rimane invece ancorato a quello ampiamente superato di “malattia”. Gli intervento in comunità non possono essere misurabili in termini meramente prestazionali ed economicistici. In questo modo si continua a mettere al centro il “problema” dimenticando la “persona” che chiede aiuto. Come dire che il sistema è incapace di leggere la complessità del fenomeno dipendenze.