Vi leggo un parallelo davvero sorprendente con i nostri giorni dove, quotidianamente, si consuma un silenzioso censimento delle nostre vite. L’evangelista Luca colloca la nascita di Gesù nei giorni in cui Cesare Augusto ordina il censimento di tutta la terra.
Nonostante tutte le leggi sulla privacy, accompagnate dall’illusione di vivere senza il controllo di niente e di nessuno, siamo in realtà tutti contati, schedati, profilati. L’algoritmo capta i nostri desideri, attese e interessi e, in base a questi, sottopone alla nostra attenzione notizie, informazioni, proposte commerciali. La stessa nostra collocazione fisica può essere costantemente monitorata.
Nella grotta di Betlemme, viceversa, viene al mondo la libertà. Essa ha i tratti di un Dio che entra nella Storia dalla periferia del mondo, trasformandola in terreno libero, dove assaporare la gioia.
A Betlemme non ci vien detto come l’uomo debba stare davanti a Dio, ma come Dio si pone davanti all’uomo.
Contrariamente all’immaginario con cui pensiamo il volto e l’azione di Dio, Egli, come ci suggeriscono i testi del Natale, dà origine a percorsi di festa e di gioia: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2).
La gioia va oltre il piacere, senza escluderlo. Quest’ultimo si risolve nella soddisfazione dei bisogni, i quali una volta colmati si acquietano. La gioia, invece, è creativa, esuberante e apre spazi sempre nuovi di vita e di speranza.
La mangiatoia di Betlemme ospita nel volto di Gesù la Parola eterna all’origine del mondo, dell’universo e della Storia.