Arco (Trento) - Sabato 8 febbraio alle ore 18 presso B_Hub ad Arco sarà inaugurata la mostra dell’artista locale Carlotta Fimiani.
Carlotta Fimiani nasce a Rovereto nel 1988 e attualmente vive ad Arco. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione a Bologna, trascorre cinque anni a Melbourne dove si immerge nello stile di vita punk, un’esperienza che arricchisce il suo percorso artistico e personale. Nel 2017 inizia a dipingere quadri ad olio sotto la guida del maestro Enrico Meneghelli, il quale contribuisce a farle conoscere i rudimenti e le basi tecniche della pittura a olio. Inizia, così, il proprio percorso come autodidatta creando quadri astratti e materici. Le sue opere sono una esplorazione della sua dimensione interiore attraverso texture e colore.
“Parlare con lei - scrive la dott.ssa Monia Di Mauro, curatrice della mostra - è un’esperienza che evoca emozioni forti e di grande trasporto. È come salire su una barca e navigare a vista facendosi trascinare dai colori, dalla materia e dalle sue parole. Osservi le sue opere che sono piene di vita, materia e colore capisci che è una vita che scalpita mentre ti accorgi di essere al cospetto di una ragazza molto timida, chiusa in sé, e allora percepisci quella sottile ansia di dire e di essere in un mondo che ha orecchie chiuse mentre non è. Appare e basta. Carlotta è vita, una vita bloccata in un non tempo, in un non tempo di uno spazio, che spazio non è.”
E ancora: “Le sue opere sono frutto di un pensiero più estetico che riflessivo, la sua è una creazione instintuale e inconscia, un prodotto di contrasti e colori laddove materiali come la plastica, le garze e i tessuti diventano una tridimensionalità per acquisire spazio e movimento, sia dentro sia fuori la tela. Creare quadri per lei è una forma di catarsi, il momento creativo che le consente di dare sfogo a emozioni che altrimenti resterebbero imprigionate in un vasto mondo interiore.”
“Piuttosto che deprimermi - racconta - o pensare troppo mi faccio aiutare dal colore scoprendo nuove forme.” Non esiste un progetto predefinito, una figurazione precisa che si desidera raggiungere, il quadro prende vita. Più che forma cui dà “vita” sotto colpi lenti fatti di colore, materia, contrasto, luce e ombra è una creazione libera, una sorta di flusso emotivo senza interruzioni seguendo e inseguendo la propria sensibilità. L’unica cosa che interrompe questo fluire leggero è il controllo visivo delle sfumature affinché richiamino e rispondano agli impulsi dell’anima che risuonano sia fuori sia dentro.
Quando lei ritiene che l’opera sia terminata la guarda e le chiede “chi sei tu?” momento esatto nel quale viene battezzata con un titolo e un nome che sia in armonia con i colori. Dopo il “battesimo” la forma diviene riconoscibile ma non fissa, non ingabbiata con una parola, con un titolo o il semplice frutto di un sentire, lasciando il fruitore libero di interpretare ciò che vede. Sottolineo che per cogliere certi livelli emotivi è necessario essere in grado di osservare con gli occhi dell’anima, non quelli del cervello. Assecondando il respiro, facendo una sorta di meditazione, semplicemente seguendo le sfumature accostate e il loro viaggio.