Trento – Da anni quello legato alla “Carbon tax”, ossia di una tassa sui prodotti il cui consumo porta all’emissione di anidride carbonica, è fra i punti focali del dibattito su uno sviluppo economico in grado di salvaguardare la salute del nostro pianeta. Proprio la “Carbon tax” è stata al centro dell’incontro che ha avuto come protagonista il Premio Nobel per l’Economia 2018 William Nordhaus ora Sterling Professor of Economics all’Università di Yale. Secondo Nordhaus l’introduzione della carbon tax a livello globale è sempre più urgente per fare fronte alle emissioni di gas serra. Un aumento dei prezzi è ritenuto necessario dell’accademico statunitense per spingere sia le imprese che i consumatori a cercare nuove strade di produzione energetica sempre più lontane da quella dei prodotti a carbone che si sono dimostrati deleteri per l’atmosfera terrestre.
William Nordhaus, introdotto dalle parole di Valentina Bosetti, professore ordinario al Dipartimento di Economia della Bocconi e scienziato senior all’Istituto europeo di economia e ambiente di RFF CMCC, all’inizio del suo intervento ha elogiato l’Europa per la sua attenzione ai problemi del cambiamento climatico accusando nello stesso tempo gli Stati Uniti di aver scarso interesse e volontà politica di trovare possibili soluzioni. La posizione di William Nordhaus è estremamente chiara: la leva della “carbon tax” seppur invisa da molti soggetti del sistema economico e politico internazionale è una delle più importanti e concrete azioni per invertire la rotta sul fronte dei drammatici mutamenti climatici in atto anche a causa dei gas serra. . Per fare questo è necessario e sempre più urgente un coordinamento a livello globale che oggi è assente: .
Da qui, secondo il premio Nobel, la necessità di un nuovo patto sul clima con l’obbligo di fissare un prezzo del carbonio a livello mondiale, che si potrebbe aggirare in una forbice fra i 45 e 200 dollari a tonnellata, e nello stesso tempo stabilire elevate tariffe sanzionatorie per i trasgressori.
Carbon tax: come associare all’emissione di carbonio un prezzo?
Valentina Bosetti, professoressa associata di Economia ambientale ed Economia dei cambiamenti climatici all’Università Bocconi di Milano, ha sottolineato come il focus degli economisti quando si parla di cambiamenti climatici sia quello di dare un prezzo al carbonio. Questo è quanto si intende per Carbon tax: una tassa sui prodotti il cui consumo porta all’emissione di anidride carbonica, per salvaguardare il pianeta dall’emissione dei gas serra e dagli effetti del climate change. Citando il concetto di esternalità, Valentina Bosetti ha elencato le tre sfide che abbiamo davanti: calcolare il costo esterno delle emissioni di gas serra, utilizzare lo strumento giusto perché tale costo venga utilizzato e dare un prezzo al carbonio nella vita reale.
Quando ognuno di noi acquista un flacone di latte, non paga certi costi esterni che sono legati alla sua produzione. Costi che danneggiano le altre persone, anche se non fruiscono del bene. Questo si intende per esternalità, un concetto che è alla base delle emissioni che avvengono in tutto il mondo.
Ecco allora che nel futuro prossimo ci aspettano tre sfide a cui dobbiamo cercare di dare risposta: calcolare il costo esterno delle emissioni di gas serra, utilizzare lo strumento giusto perché tale costo venga utilizzato e dare un prezzo al carbonio nella vita reale.
“Le prime stime ipotizzavano una perdita non consistente del Pil dei vari paesi in occasione dell’aumento della temperatura. In alcuni casi, come ad esempio nelle economie di Russia e Canada, questa situazione era vista addirittura come un fatto positivo per quanto riguardava i possibili effetti benefici nell’agricoltura. Da quelle prime stime abbiamo fatto molti passi avanti, sono stati fatti molti studi sull’argomento, fino ad arrivare a parlare di un punto di non ritorno. È nato il pensiero secondo il quale il pianeta funziona perfettamente ad una determinata temperatura ottimale, mentre se la temperatura aumenta il Pil di ogni paese ne risente. L’impatto più importante, in ogni caso, è quello sulla salute umana”.
Importante è allora calcolare il costo sociale dell’inquinamento da carbonio, il costo economico di tutti i danni causati dai cambiamenti climatici derivanti da una tonnellata di carbonio che viene emessa nell’aria. “Durante l’amministrazione Obama il costo sociale del carbonio era stato stimato in circa 40 dollari, ma potrebbe essere molto più alto poiché molti danni effettivi non riusciamo a monetizzarli e non sappiamo definire tutti i soggetti che ne subiscono l’impatto”.
Un contributo sull’argomento è giunto dall’economista inglese Arthur Cecil Pigou, teorizzatore della tassa Pigouviana secondo la quale quando si verifica un’esternalità negativa va introdotta una tassa, mentre quando l’esternalità è positiva si può utilizzare un sussidio.
“Una Carbon tax che cresce a un tasso definito creerebbe ovviamente tanta certezza e gli investimenti sarebbero aiutati – ha spiegato Bosetti – Non esiste comunque un solo modo di prezzare il carbonio: si possono anche sussidiare le tecnologie e i modi di produzione carbon free, possiamo utilizzare una composizione di sistemi. È importante dire quali settori sono inclusi, come vengono destinate le entrate della tassa sul carbonio e la vendita dei permessi. Secondo me dobbiamo chiederci: qual è il risultato economico che vogliamo ottenere”?