Su queste riflessioni, l’Amministrazione di Isera ha avviato diverse azioni come l’organizzazione di piccoli mercati, la vendita di cesti di prodotti, il recupero di terreni incolti, pur nella consapevolezza che sia necessario andare oltre e quindi aprendo una linea di ascolto e di conoscenza dei produttori, per far diventare Isera una sorta di cantiere, di tavolo di confronto, di terreno fertile dove ognuno può portare le proprie idee, dai giovani ai meno giovani, per guardare al futuro in maniera condivisa”.
Elio Gabardi, Segretario regionale Coldiretti Giovane Impresa, ha posto l’accento su quanto sia cambiata la figura dell’agricoltore e la formazione alla base di questo tipo di lavoro, che spesso fa la differenza nei passaggi generazionali, dove i più giovani portano reale innovazione e crescita. “Oggi – ha sottolineato – è un lavoro che nobilita e, grazie anche al decreto legislativo 228/2001 sulla multifunzionalità in agricoltura, ha aperto una serie di opportunità di sviluppo in chiave imprenditoriale, come dimostrano gli Oscar Green che l’Associazione organizza ogni anno”.
Un vero e proprio “orgoglio di ritorno”, come lo ha definito Walter Nicoletti, passando così la parola a Carlo Bridi, giornalista che ha fondato il Movimento Giovani di Coldiretti e i Club 3 P e che si è ampiamente dedicato a raccontare e valorizzare oltre 600 storie di giovani in agricoltura raccolte nel suo libro di 4 volumi “L’agricoltura è giovane”.
“Sono sempre stato convinto – ha raccontato – che l’agricoltura abbia un avvenire solo ed esclusivamente investendo sui giovani, più ancora che sui campi. Di fatto, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’enorme evoluzione culturale degli agricoltori. Se negli anni ’60 i giovani contadini erano considerati l’ultimo gradino delle categorie sociali, oggi hanno quasi sempre il diploma superiore e molto spesso la laurea, non per forza in agraria, che spesso significa altre esperienze lavorative che ne hanno arricchito il bagaglio culturale. Il 30% di loro, inoltre, è rappresentato dalle donne, spesso imprenditrici di grande livello. Fondamentale è stato il ruolo dell’Istituto Agrario di San Michele, che da scuola di èlite è stata aperta poi a tutti, e la sempre maggiore sensibilizzazione dei giovani per le tematiche ambientali, che ha contribuito a grandi evoluzioni in tal senso”.
Nicoletti ha poi presentato una serie di case history molto interessanti, raccontate dagli stessi protagonisti: da Federica Vettori, che ha parlato dell’associazione “La Gresta – Agroecologia in Val di Gresta”, nata pochi mesi fa da una ventina di giovani riunitisi per trasferire al pubblico finale la grande qualità dei loro prodotti e valorizzare l’agricoltura di montagna, a Filippo Tonini, viticoltore biologico. Spazio anche a Matteo Marzari, enologo di De Tarczal, che mette la propria struttura a disposizione di giovani agricoltori che vogliono provare a mettere in bottiglia le proprie uve, e a Simone Frisinghelli, che ha affiancato la coltivazione di cereali a quella di vigne e all’allevamento dei vitelli da carne. Walter Nainer Di Mas del Gnac ha raccontato di questo laboratorio della cooperativa sociale del “Gruppo 78”, che da più di 30 anni si occupa di trasformazione biologiche coinvolgendo persone con vari tipi di disagio, mentre Stefano Frisinghelli della propria scelta di sposare l’agricoltura biodinamica. E infine Matteo Manica, viticoltore, e Adriano Beltrami, che ha lavorato molto sul ritorno degli animali nei campi per la trazione.
“Un incontro molto stimolante che ha gettato le basi per una futura progettazione partecipata, che calendarizzeremo per il tardo autunno – ha aggiunto Sergio Valentini, nel doppio ruolo di organizzatore della manifestazione e del forum e Presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino – . Contenuti importanti che possono dare corpo e sviluppo a progetti enoturistici in cui microrealtà come queste diventano elementi vincenti e ricercati dai turisti. Siamo davvero entusiasti di aver inserito questo momento di confronto nel programma della manifestazione, anche quest’anno molto positiva, sia in termini di partecipazione che, appunto, di alta qualità della proposta. Un esempio è stata la degustazione verticale di sabato che ha mostrato come il Marzemino sia un vino con interessanti potenzialità di invecchiamento, visto che produzioni di 25 anni fa sembravano avere solo qualche anno di età, ma anche il percorso enogastronomico “Vallagarina, di cucina in cantina”, che ha richiamato a Palazzo Fedrigotti oltre 90 ospiti, o quello alla scoperta della storia e cultura di Isera tra palazzi e giardini nascosti”.