Per farlo, risultano assolutamente utili le indicazioni delle beatitudini, ad un tempo autobiografia di Dio e dell’uomo.
San Francesco, definito non a caso viva immagine di Cristo, a proposito di Dio afferma: “Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene.”
Dobbiamo riconoscere che l’uomo contemporaneo, di fronte alla parola Dio, quando non è indifferente spesso nutre facilmente sospetto, percependolo come divieto, ostacolo alla gioia.
Il Discorso della montagna parla viceversa di un Dio che vuole l’uomo beato e felice. Quelle parole trovano il loro compimento nella morte e nella Risurrezione di Cristo stesso: un inedito assoluto, lontano mille miglia dai codici del religioso. La prima lettera di Pietro lo conferma con forza: “Dio Padre ci ha rigenerati mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva.” (1Pt 1,3)
La fatica di dare credito a quello “spartiacque della Storia” che è la Morte e Resurrezione di Cristo può essere superata nella misura in cui proviamo ad abitare in profondità la realtà umana. L’umano in cui siamo situati, benché si voglia far credere il contrario, è mistero. Lo attraversano interrogativi che trovano difficilmente risposta, come conferma questo nostro tragico tempo segnato da guerra, violenza, barbarie, ingiustizie strutturali che solo la superficialità può liquidare come normalità. La vita, non raramente, è davvero contraddizione, enigma, domanda che toglie il fiato, notte oscura. Cristo, risorgendo dalla morte, si fa carico di questi lati bui e li illumina. La sua vita, dove l’odio e la logica della falsità sono totalmente assenti, percorre la via bella e impervia dell’amore gratuito che abbraccia il nemico, reagisce all’ingiustizia con un surplus di dono, si fa perdono radicale.
Questa vita del Risorto, grazie allo Spirito, è a disposizione di ognuno di noi ed è in azione. Lo conferma la contemplazione di una moltitudine immensa di uomini e donne di ogni razza, popolo e lingua che riproducono nella loro vita, a ogni latitudine, i gesti del Risorto, come ci ha ricordato il testo dell’Apocalisse: uomini e donne non piegati dalle sventure, capaci di tenere il cuore sgombro dall’odio. Uomini e donne chinati sui poveri per regalare vicinanza e asciugarne le lacrime. Uomini e donne amici della pace che si tengono lontani dalla logica della ritorsione e della vendetta. Uomini e donne che pagano con la vita la difesa degli ultimi, dei deboli e della giustizia. Papa Francesco continua a ricordare come mai la Chiesa abbia avuto tanti martiri come in questi nostri anni. Tra loro, con struggente commozione, ci sono anche tanti nostri e fratelli e sorelle che sono morti, lasciandoci la loro testimonianza indistruttibile di amore e di dono".
Gli auguri - E' stata l'occasione per i fedeli di augurare buon compleanno all’arcivescovo di Trento Lauro Tisi che compie oggi 60 anni. È nato infatti a Giustino, in val Rendena, il 1° novembre 1962. Al vescovo di Trento sono giunti gli auguri e l’affetto da parte di tutta la comunità diocesana, attraverso le parole del vicario generale don Claudio Ferrari che esordisce con una celebre citazione di Abraham Lincoln: “Non sono gli anni che contano nella vita, è la vita che metti in quegli anni”. “Carissimo don Lauro – scrive don Claudio -, a nome della Chiesa di Trento, dei collaboratori della curia, mio personale esprimo i più sinceri auguri di buon compleanno. La nostra vita è vissuta in pienezza quando è spesa per gli altri, la nostra umanità è bella quando indica l’Assoluto: ringraziamo il Signore per il dono della tua presenza e invochiamo lo Spirito di Cristo perché continui ad accompagnarti nel cammino in mezzo a noi”.