COMO - In Cattedrale a Como, il vescovo, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto il rito di ordinazione di quattro sacerdoti, di cui due della Valtellina. Ecco i loro nomi e le comunità di appartenenza: don Nicola Bergomi, 34 anni compiuti lo scorso maggio, è nativo della parrocchia San Giovanni Battista di Lanzada (Sondrio), nella comunità pastorale della Valmalenco; don Mauro Cavallaro, 26 anni, è originario della parrocchia dei Santi Ippolito e Cassiano di Olgiate Comasco (Como); don Manuel Dei Cas, 27 anni compiuti lo scorso febbraio, è della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Bormio (Sondrio); don David Martinez, 31 anni a luglio, è della parrocchia del SS. Redentore in Cernobbio (Como), nella comunità pastorale della Beata Vergine del Bisbino.
I

sacerdoti concelebranti erano circa 180. Fra loro anche
monsignor Ottavio Vitale, vescovo della diocesi di Lehzë, in Albania, accompagnato da alcuni giovani ed educatori della “
Casa Carlo Acutis” della parrocchia di Shënkoll (realtà dove i Seminaristi, negli ultimi mesi, hanno vissuto alcune esperienze formative). Presente anche monsignor Flavio Pace, segretario del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Fra i concelebranti erano presenti alcuni presbiteri della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, dove uno degli ordinandi ha svolto parte del suo percorso di studi teologici.
Sono state comunicate anche le destinazioni dei novelli sacerdoti. don Nicola Bergomi sarà vicario parrocchiale nella Comunità pastorale delle parrocchie di Berbenno, Pedemonte, Postalesio e Monastero (in provincia di Sondrio); don Mauro Cavallaro sarà vicario parrocchiale nella Comunità pastorale "San Francesco Spinelli" delle parrocchie di Gravedona, Consiglio Rumo, Peglio-Livo e Dosso del Liro (in provincia di Como); don Manuel Dei Cas vicario parrocchia nella Comunità pastorale delle parrocchie di Fino Mornasco e Socco (in provincia di Como) e don David Christian Martinez vicario parrocchiale nella Comunità pastorale delle parrocchie di Chiavenna e Prata (in provincia di Sondrio).
L'omelia del Vescovo, cardinale Oscar Cantoni.
Carissimi NICOLA, MAURO, MANUEL, DAVID,
Stiamo respirando tra noi, in questo momento, un clima sereno di famiglia, un tempo di gioia condivisa, un dono che genera profonda consolazione, frutto della presenza viva del Signore Gesù e dell’azione vivificante del suo Spirito, che è ciò che qualifica la Chiesa e la distingue da ogni altra organizzazione umana.
Molte sono le persone qui convocate: i vostri familiari, i membri delle vostre Comunità parrocchiali, amici di vecchia data, ragazzi e giovani dei nostri oratori, amici incontrati nelle diverse tappe della vostra formazione. Saluto, assieme ai fratelli vescovi qui convenuti, anche i ragazzi provenienti dall’Albania.
Tutti attratti da questo evento pentecostale, desiderosi di starvi vicini affettuosamente per questa azione liturgica così solenne e insieme determinante la vostra esistenza futura.
Tocchiamo con mano come la Chiesa sia una fraternità, fondata sull’amore, sull’accoglienza reciproca, sulla tenerezza: condizione molto diversa da una ditta, organizzata attorno a semplici prestazioni di lavoro, ma senza legami vitali.
È la vostra ora, tanto attesa e tanto desiderata, preparata assieme a varie persone, a cominciare dai vostri familiari, dagli educatori del Seminario e da tanti sacerdoti, persone di vita consacrata e laici, vostri modelli di vita, che vi hanno accompagnato con amore e con dedizione in questo vostro lento procedere, lungo gli anni della formazione, non senza fatiche, avanzamenti, esitazioni, interrogativi, come è naturale.
Nel tempo siete stati soavemente attratti dal Signore Gesù, avete distinto tra le tante voci la sua voce, percepito cioè la sua chiamata a seguirlo e per Lui avete avuto il coraggio di lasciare tutto per servirlo in piena libertà, all’interno della comunità cristiana, per tutta la vita. Siete un esempio di libertà evangelica per tanti giovani qui presenti, forse ancora titubanti sulle scelte da compiere.
Ora la nostra Chiesa di Como, piena di gratitudine e di stupore per il dono che il Signore, ancora una volta, le concede attraverso le vostre quattro giovani vite donate, vi accoglie con grande gioia, vi associa a quanti sono già impegnati da anni nel ministero pastorale e vi affida al Signore, per fare di voi degli strumenti del suo amore, servitori miti e compassionevoli del suo popolo, collaboratori della grazia con cui Dio sparge con larghezza e senza calcolo il suo amore misericordioso verso tutti.
Si verifica per voi ciò che è narrato nella prima lettura dal libro dei Numeri, dove il Signore associa collaboratori al suo servo Mosè, perché portino con Lui il carico del popolo. Non sarete mai soli ad agire, perché inseriti vitalmente dentro il nostro presbiterio. Insieme condividerete le gioie e le fatiche del ministero e solo attraverso l’unità con il vescovo sperimenterete una profonda fecondità.
L’intero popolo di Dio vi attende con grande speranza! Non si aspetta da voi azioni straordinarie, ma semplicemente la serena testimonianza della vostra fede vissuta, che rasserena innanzitutto la vostra vita e la rende luminosa. Quindi scelte quotidiane che esprimono con i fatti ciò che credete, in una vita che si spende, giorno per giorno, con generosità e nello stesso tempo con gesti pieni di mitezza, di compassione, di attenzione umile verso tutti, di laboriosità paziente, di sapienza, senza protagonismi.
Affronterete contrarietà di ogni genere, ma non stupitevi: sappiate gloriarvi anche nelle afflizioni, come ci ha ricordato s. Paolo nella seconda lettura, “sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l’esperienza, speranza”. La pazienza, unita all’umiltà, con le quali combatterete ogni turbamento, è l’unico strumento per affrontare e guarire le ferite del vostro orgoglio.
Realizzate con tutti relazioni vere e buone, anche nei momenti in cui esse potrebbero essere bloccate o anche conflittuali. Le difficoltà e le inevitabili opposizioni che sperimenterete saranno una opportunità preziosa per conoscere veramente se siete quei servi umili e pazienti che dite di essere o di voler essere.
E non dimenticate: ogni volta che aumenterà il peso del vostro carico ministeriale, dovrete necessariamente allungare il tempo della vostra preghiera, non rimandandola a tempi migliori (che non verranno!). Solo così diventerete una sorgente di luce e di grazia per i vostri fratelli, strumento di riconciliazione e di pace per l’intera comunità.
Siate ancorati all’invincibile speranza, che scaturisce dal mistero pasquale. Da lui, il Crocifisso risorto, e dal suo Spirito donato, deriverà tutta l’efficacia del vostro operare, sempre realizzato in profonda sintonia con sacerdoti, laici e consacrati".