Nei primi sei mesi dell’anno il bilancio tra aperture e chiusure di imprese straniere ha segnato un saldo positivo di 55 unità.
Dal punto vista settoriale, la quota più consistente (26,5%) opera nel comparto delle costruzioni; anche i settori del commercio (20,7%) e del turismo (13,8%), in particolare la componente legata alla ristorazione, rappresentano ambiti di attività di rilevante interesse per gli imprenditori immigrati.
Sotto il profilo della struttura organizzativa si conferma la prevalenza di imprese individuali che, con 2.522 unità, rappresentano oltre il 70% del totale delle attività guidate da stranieri. Seguono le società di capitale (18,1%), le società di persone (11,3%) e le altre forme, fra cui si rilevano soprattutto le cooperative (0,4%).
Tra i Paesi di provenienza degli imprenditori immigrati (con riferimento alle sole imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare), quello più rappresentato è l’Albania, con 334 imprese individuali operanti alla fine del giugno scorso (13,2% del totale). Seguono la Romania con 279 unità (11,1%), il Marocco con 211 (8,4%), la Svizzera – area dalla quale si è verificato un sensibile fenomeno “migratorio di ritorno” da parte dei figli di emigrati italiani – con 174 (6,9%), la Cina con 159 (6,3%) e, con numeri più contenuti, il Pakistan, la Macedonia e la Moldavia.
Gli imprenditori albanesi e rumeni risultano maggiormente presenti nel settore delle costruzioni, dove incidono rispettivamente per l’8,6% e il 5,2% delle imprese individuali con titolare straniero. Gli imprenditori marocchini e cinesi sono invece più impegnati nel settore del commercio, soprattutto al dettaglio, dove rappresentano rispettivamente il 4,4% e l’1,9%.