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Giovedì, 7 maggio 2020

Esercenti funiviari dimenticati dal Governo, ANEF: "Ridurre la portata non è la soluzione, ecco le proposte. Urgenza di riaprire"

Dimaro - L’Italia è pronta a ripartire, e lo sono anche gli impianti a fune. Dopo lo stop dello scorso 9 marzo, da diverse settimane ANEF – Associazione Nazionale Esercenti Funiviari – sta lavorando per "garantire il via della stagione estiva con l’applicazione di tutte le doverose e necessarie misure di sicurezza".


Ad oggi, purtroppo, non è ancora stata definita una data di apertura per gli impianti a fune. Tutti gli operatori capiscono la gravissima emergenza, ma la crisi del turismo coinvolge anche gli impianti a fune quale settore trainante dell’economia di montagna e risulta pertanto urgente pianificare la riapertura. "Abbiamo la necessità - afferma ANEF - di definire al più presto la data della ripartenza, che ci auguriamo possa essere in prossimità della data di riapertura di bar e ristoranti. Gli impianti a fune sono il volano di un’importante filiera, che a valle trova albergatori, commercianti, maestri di sci e guide alpine, ristorazione; e a monte, grazie a costanti e ingenti investimenti diretti, genera lavoro per imprese locali e non, innescando un processo virtuoso con benefici in termini di benessere sociale e introiti per le casse dello Stato".


La montagna, nei prossimi mesi, sarà certamente la meta prediletta di moltissimi italiani: i suoi spazi aperti e l’aria pura la rendono infatti ideale per una vacanza nella delicata fase di ripartenza post Covid-19. Tanto le passeggiate estive quanto lo sci invernale, oltretutto, sono attività che ben si prestano ad essere svolte da soli o in ridottissimi nuclei familiari, secondo le attuali disposizioni e norme vigenti.


© MoniQue -Valeria Ghezzi

Abbiamo urgenza di riaprire – dichiara Valeria Ghezzi (foto di repertorio, © MoniQue), presidente di ANEF – e dimostrare che, con le giuste cautele, gli impianti possono essere fruibili già da questi mesi estivi, in quanto sono un mezzo che garantisce un trasporto sicuro, di breve durata e molto ben areato”.


LE MISURE DI SICUREZZA


Proprio per questo, nelle scorse settimane, auspicando una prossima riapertura del settore, ANEF ha elaborato e sottoposto all’attenzione del Governo una serie di regole e comportamenti virtuosi per garantire la sicurezza dei lavoratori e degli utenti.


L’attività degli impianti a fune è attività di trasporto e pertanto soggetta alle regolamentazioni del Ministero dei Trasporti.

Presenta tuttavia una forte valenza turistica, ambientale e di valore strategico per gli equilibri socio-economici del sistema montagna, attività che la rende presidio del territorio, con una particolare attenzione ad aspetti idrogeologici, di manutenzione di boschi e prati, corsi d’acqua e strade forestali.


La sostenibilità sociale e ambientale che la caratterizza, quindi, la rende profondamente diversa dalle altre attività di trasporto, e per questo motivo, spiega la Presidente, “non è possibile adottare misure similari a quelle del trasporto urbano ed extraurbano, sia per ragioni tecniche (la durata del trasporto sugli impianti a fune difficilmente supera gli 8 /10 minuti) sia per ragioni pratiche connesse ai servizi correlati al trasporto funiviario (parcheggi, casse, conformazione della stazione di partenza, assistenza agli utenti sul piano di imbarco)”.


LE PROPOSTE


Come già si è avuto modo di constatare all’inizio dell’emergenza sanitaria, ridurre la portata e quindi limitare il numero di utenti trasportati simultaneamente sugli impianti, non è efficace né idoneo ad evitare gli assembramenti (vedi l'ultimo weekend sulla neve a inizio marzo). Al contrario, l’effetto rilevato è stato un allungamento dei tempi di attesa in coda, con conseguente aumento del rischio per i turisti, in particolare quando l’attesa avviene al chiuso e senza dispositivi di protezione individuale.


La scelta di ANEF è quindi di bilanciare l’affluenza con la portata, favorendo il più possibile la fluidità e la costante mobilità. In assenza di code, infatti, il riempimento dei veicoli si riduce automaticamente.


Tra le misure di sicurezza proposte, l’obbligo del distanziamento fisico di almeno 1 metro tra le persone in tutte le fasi preparatorie al trasporto (transito dal parcheggio, coda alla cassa, coda ai tornelli, accesso alla stazione di partenza, sala d’aspetto, ecc.), l’obbligo di utilizzare mascherina e guanti per l’estate (da non togliere mai durante il trasporto). Obbligatoria l’areazione della cabinovia e funivia con il blocco di uno o più finestrini anche durante il trasporto, l’apertura delle porte delle cabinovie o funivie (solo se vuote) per una areazione completa laddove possibile, e l’igienizzazione delle cabine. Difficile, per ora, l’ipotesi di procedere alla misurazione della temperatura degli utenti tramite dispositivi tipo termoscanner, a causa della scarsa attendibilità di questo tipo di procedure.


Risulta evidente che le soluzioni più idonee per tutelare la salute di utenti e lavoratori consistono nell’adozione di protocolli e regole di comportamento basate anche sulla ragionevolezza ed il rispetto tra le persone.


PERCHE’ RIAPRIRE


Rappresentando la struttura portante delle stazioni turistiche di montagna, ed un valore per la tenuta degli equilibri socio-economici dei territori e dei sistemi turistici montani, si evince facilmente come gli impianti a fune necessitino di un ruolo attivo anche – e specialmente – in questo momento.


Senza dimenticare che gli sport estivi in quota (escursioni, bike, arrampicata,…) maanche quelli invernali (sui ghiacciai) rappresentano attività più che idonee in questo momento grazie alla morfologia stessa della montagna, che coi suoi spazi sconfinati consente di percorrere ampie distanze in solitaria senza per forza imbattersi in altre persone.


L’APPELLO AL GOVERNO


Le misure proposte sono improntate ad una reale valutazione delle caratteristiche specifiche del servizio di trasporto funiviario, che si differenzia in modo significativo dalle altre tipologie di trasporto pubblico di persone. ANEF propone inoltre al Governo che le suddette misure siano oggetto di una valutazione e di un’eventuale revisione a scadenze ravvicinate (es. ogni 2 mesi) in modo tale da renderle il più possibile coerenti con l’evolversi del contesto sanitario nazionale e con le esigenze dell’utenza.

Ultimo aggiornamento: 07/05/2020 11:08:46
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