Messaggio forte è quello pronunciato da monsignor Lauro Tisi, vescovo di Trento, nella domenica delle Palme. Ecco il testo: "Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattino fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli”. (Is 50,4)
Il “Servo del Signore”, di cui parla il profeta Isaia, ha i connotati del Signore Gesù, inviato da Dio per portare la salvezza agli uomini. Egli non ha in tasca facili soluzioni. È descritto come un “discepolo”, qualcuno che ogni mattino ha bisogno di mettersi in ascolto della realtà, per compiere la sua missione.
Anche la missione della Chiesa non può sottrarsi all’ascolto. È, anzitutto, ascolto.
Il testo di Isaia ci mostra, peraltro, come l’ascolto non sia a costa zero: richiede la disponibilità a presentare il ”dorso ai flagellatori” e la determinazione ad andare fino in fondo, rendendo la propria faccia “dura come pietra”.
Questa dura realtà, con cui siamo chiamati a confrontarci, è l’assordante silenzio dell’uomo. La folgorante espressione di Gesù “non sanno quello che fanno”, descrive bene l’attuale stato di salute dell’umano. L’uomo, spesso, sembra aver perso le ragioni per vivere.