Insomma, tanti anziani sempre più complessi, pochi medici con una specializzazione ad hoc e pochi posti letto per prendersi carico di una popolazione che ha bisogno di risposte di cura su misura.
INTERVENTO DI ALBERTO PATTINI (Capogruppo PATT)
"E' noto all'opinione pubblica il caso clamoroso di fine 2018: "Dieci ore di attesa al Pronto Soccorso del Santa Chiara di Trento per una donna di 94 anni. Denuncia l'episodio il figlio della signora che era un codice verde e non ci sono corsie preferenziali per gli ultranovantenni".
Sia chiaro da parte nostra nessuna critica per gli operatori sanitari ma pensiamo che la gestione operativa del pronto soccorso di Trento con 118.278 abitanti (l'età media è sempre più alta, tanto che il 23% degli abitanti sono over 65) si dovrebbe adeguare alla crescita esponenziale della popolazione anziana.
Ai nostri anziani quando arrivano in triage (accettazione) vengono prelevati i parametri vitali e in base alla gravità assegnato il codice. Avrebbero bisogno di una linea preferenziale come per il pronto soccorso pediatrico, essere sistemati su una barella in un'astenteria e non lasciati per 10 ore o più su una carrozzina senza acqua o cibo, avrebbero bisogno di una stanza un po' protetta e essere assistiti a vista invece che aspettare in luogo d'attesa con sbalzi di temperatura e in compagnia del solo parente. Anche perché le condizioni potrebbero cambiare e non sempre il familiare è attento.
L'infermiera s'attiene ai protocolli e non li adatta alle esigenze dell'anziano. E così arrivano a stancarsi e in alcuni casi pure a disidratarsi.
Scomodi sulla sedia a rotelle con la volontà di ritornare a casa. Ecco perché ci sembra opportuno organizzare diversamente la permanenza dell'anziano al Pronto Soccorso di Trento".