Darfo - Torrenti depredati, biodiversità a rischio, incentivi per lo sfruttamento indiscriminato di una risorsa preziosa: i corsi d’acqua naturali sull’arco alpino sono fortemente a rischio a causa del numero crescente di domande per la realizzazione di nuove derivazioni e impianti idroelettrici (mini e micro idroelettrico). Nella sola Lombardia risultano attivi 705 centraline sotto i 3000 kw e centinaia sono le richieste attualmente in fase di valutazione. Questo processo è coinciso certamente con l’esigenza di incrementare la produzione di energie rinnovabili prodotte dal nostro paese per conseguire gli obiettivi della Direttiva 2009/28/CE e il piano di azione nazionale per le energie rinnovabili (Decreto Direttoriale 29 del Ministero dell’Ambiente), ma ha determinato un intenso conflitto con gli obblighi di qualità dettati dalla Direttiva Quadro Acque, la 2000/60/CE che invece impone la tutela e il miglioramento dei corpi idrici.
In regione Lombardia esistono 73 impianti di Grande Derivazione per una potenza nominale media annua complessivamente prodotta di circa 1224 MW a fronte dei 291 MW prodotti dai 705 impianti di Piccola Derivazione. Per piccole derivazioni si intendono nell'85% dei casi derivazioni di torrenti montanie in questo caso si parla di produzione discontinua, perché dipende dalle condizioni di portata che, per i torrenti montani, sono molto variabili. Nelle province di pianura (PV, MN, LO, MB, MI, CR) dove le centraline sfruttano i tratti fluviali planiziali, canali e simili, si arriva ad una potenza installata appena superiore ai 40 MW, una inezia sulla potenza installata complessiva. La biodiversità acquatica, già oggi fortemente a rischio in conseguenza dell’alterazione morfo-idrologica dei corsi d’acqua oltre che a causa dei cambiamenti climatici, rischia di subire un ulteriore forte contraccolpo così come spariranno i pochi ecosistemi fluviali naturali rimasti. Un grave danno a fronte di un contributo di energia rinnovabile irrisorio.
«Negli ultimi decenni c’è stata una scarsa pianificazione strategica da parte della Regione e delle Province e una grave sottovalutazione dei rischi potenziali sullo stato ecologico dei corpi idrici legati alla realizzazione di questi strutture. Gli incentivi agli impianti idroelettrici sono serviti più ad alimentare speculazioni sui territori che a realizzare progetti effettivamente utili al fabbisogno energetico della regione – dichiara Lorenzo Baio, coordinatore settore acqua di Legambiente Lombardia–. A tutto ciò si deve aggiungere l’assenza di trasparenza nelle pratiche formali e i controlli insufficienti relativi al rispetto delle misure di mitigazione già oggi imposte.