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Un altro studio e i dubbi crescenti sul lockdown italiano, "Nessuna prova di contagio per via aerosol": l'infettivologo Bassetti contro la chiusura dei ristoranti

Sondrio - Dopo 15 mesi di lockdown, senza buoni risultati sul piano sanitario con tristi record tutti italiani per morti e contagi e la catastrofe socio-economica scatenata dai provvedimenti, cresce il fronte degli scettici sulla gestione del Paese della pandemia. Torna alla ribalta la questione della chiusura dei locali, nello specifico degli esercizi pubblici al chiuso come i ristoranti il cui ripristino delle attività è ancora distante per volontà politica. Oltre all'illogicità di molte decisioni, palese da oltre un anno, ora si aggiungono pubblicazioni e studi scientifici che pongono ancora più dubbi sulle scelte fatte: nelle scorse settimane il confronto sulla mortalità, con l'impatto minimo delle chiusure estese e poco tempestive rispetto ad altri Paesi ben più aperturisti, oggi viene reso noto uno studio sulle probabilità minime di infezione per via "aerea", stando all'interno dello stesso locale.


Matteo Bassetti, intervenuto in diretta a Tagadà su La7, alimenta i dubbi di molti sui provvedimenti adottati dai Governi Conte e Draghi: “Fino a un mese fa avevamo la possibilità di mangiare al chiuso nelle zone gialle, ed eravamo in piena terza ondata. Adesso si è deciso di riaprire solo all’esterno, basandosi sul fatto che il coronavirus può essere trasmesso per via aerosolica. Bisogna che queste cose siano documentate. Io ad oggi non ho prove che qualcuno si è contagiato al ristorante per via aerosol”, l'affondo dell’infettivologo del San Martino di Genova, che poi ha svelato di aver condotto una ricerca all’interno dell’ospedale San Martino di Genova.


Abbiamo provato a rilevare quanto virus c’era nell’aria con un gorgogliatore all’interno di stanze con pazienti positivi al Covid.

Non abbiamo trovato virus nell’aria. Questo argomento va affrontato con un maggiore approfondimento dal punto di vista scientifico. Dobbiamo dimostrare che quella aerosolizzazione porti davvero e con certezza alla trasmissione del virus”, ha concluso Bassetti.


TRASMISSIONE PER AEROSOL "MOLTO MENO PROBABILE"


"La trasmissione del covid in ambienti chiusi per aerosolizzazione sarebbe "molto meno probabile" rispetto al contagio per contatto diretto con gocce di saliva, il cosiddetto 'droplet', o ciò che rimane sulle mani e le superfici". E' la tesi emersa dallo studio scientifico condotto da un team di ricerca all'ospedale San Martino di Genova illustrato anche all'ANSA dall'infettivologo Matteo Bassetti in occasione della Giornata mondiale dedicata all'igiene delle mani.


"Nell'ambito della sorveglianza che l'ingegneria chimica del policlinico porta avanti è stato posto un gorgogliatore all'interno di alcuni reparti a rischio con pazienti covid positivi - spiega Bassetti -: lo strumento non ha rilevato tracce di virus nell'aria".


Bassetti rimarca come a livello internazionale ad oggi non esistano ricerche scientifiche certe che "dimostrino come all'interno di un ambiente chiuso i soggetti mai venuti a contatto l'uno con l'altro si siano contagiati".


"In una stanza dove c'è un malato covid non rilevare la presenza del virus nell'aria mi pare che sia un dato abbastanza strano - sottolinea -. Dicono che se entri al ristorante i virus aerosolizzano e ti mangi le particelle e noi all'interno di una stanza dove abbiamo un paziente covid positivo, con il gorgogliatore molto vicino dove lui respira, non rileviamo la presenza del virus".

Ultimo aggiornamento: 05/05/2021 18:25:00
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