La donazione è stata fatta dalla famiglia Olcese su volontà del defunto Vittorio Olcese che la acquisto nella seconda metà del ‘900.
SCHEDA | IL CASTELLO DI SABBIONARA DI AVIO
Il Castello di Avio è uno tra i più antichi del Trentino e sorge sul Monte Vignola da dove domina la parte meridionale della Vallagarina ovvero una delle principali vie di comunicazione tra il Mediterraneo e l'Europa settentrionale, che tuttora mette in connessione la Pianura Padana col mondo germanico. Il ruolo dell'antica via Claudia Augusta che attraversa la valle dal 15 a.C. è oggi sostituito dall’Autostrada del Brennero il cui casello, posto tra i centri abitati di Ala e Avio, consente di raggiungere il maniero in pochi minuti.
Le prime fonti storiche risalgono al 1053 e parlano di una fortezza costruita proprio in questo luogo con il nome Castellum Ava.
Nel XII secolo i proprietari appartenevano alla famiglia dei Castelbarco, vassalli del vescovo di Trento i quali lo cedettero per testamento alla Repubblica di Venezia nel 1411. Dopo questo passaggio di proprietà il Castello di Avio venne ampliato e decorato con una cappella in onore di San Michele insieme ad una facciata riportante gli stemmi dei loro dogi. Nel 1509 il maniero passò in mano alle truppe imperiali di Massimiliano I che, dopo aver fatto dipingere le proprie insegne araldiche, lo ipotecò ai Conti d'Arco. Ulteriori passaggi di mano fanno seguito a questa fase finché, nel XVII secolo, il castello ritornò ai Castelbarco.
Nel 1977 Emanuela Castelbarco, nipote di Arturo Toscanini, donò al FAI il Castello di Avio e la fondazione iniziò subito a intervenire con lavori di restauro e recupero. Imponente è il Mastio con la Camera dell’Amore.
Tra le varie curiosità storiche del Castello una è legata a Carlo Ercole Castelbarco protagonista nel 1812 di una insolita decisione: per evitare il pagamento di una nuova tassa sui tetti imposta dall’Impero Austroungarico fece scoperchiare il palazzo baronale, nella parte più antica del Castello. Oggi il tetto è stato ricostruito grazie al Fai per proteggere questo incredibile bene storico.
SCHEDA | VILLA DEI VESCOVI
La costruzione di Villa dei Vescovi risale al Rinascimento e si ispira ad una domus romana. È considerata il primo esempio del nuovo gusto nella riscoperta della classicità romana nell'entroterra della Repubblica di Venezia. La villa custodisce uno straordinario esempio di decorazione ad affresco ispirata all'arte romana antica nel Veneto precedente all'innovazione imposta da Paolo Veronese. Al suo stile architettonico si ispirò il Palladio nell’ideazione della famosa Rotonda. È monumento nazionale ed è di proprietà del Fondo Ambiente Italiano dal 2005.
La villa è attorniata da un grande parco e da vigneti che producono un eccellente vino. È stata costruita probabilmente sopra una chiesetta medievale presumibilmente sul finire del Quattrocento come casa per i prelati, per volere del vescovo Jacopo Zeno. L’edificio venne ampliato nel 1501 su decisione del vescovo Pietro Barozzi e modificato tra il 1529 e il 1543 su richiesta del vescovo Francesco Pisani, sino a divenire un imponente progetto di domus alla romana a forma quadrata con impluvium centrale.
La direzione dei lavori e la riorganizzazione dell'intero fondo agricolo furono affidate dal cardinale Alvise Cornaro all'architetto veronese Giovanni Maria Falconetto, morto nel 1535. I lavori furono quindi condotti e conclusi dal suo allievo Andrea da Valle.
Nel 1542 iniziò la realizzazione degli stucchi su disegno di Andrea da Valle mentre gli affreschi (1543) sono del pittore fiammingo Lambert Sustris.
L'ingresso originale di Villa dei Vescovi era sul lato sud, dove il pendio è più dolce. Solo tra il 1562-65 vennero realizzati la recinzione e i tre portali d'ingresso con la corte sul lato ovest, su disegno di Andrea da Valle. Nella seconda metà del Settecento fu modificata la distribuzione degli spazi interni del piano nobile: fu chiuso l'impluvium e la corte interna, furono create quattro stanze laterali con un salone centrale secondo la classica planimetria delle più tarde ville venete.
Il complesso rimase proprietà dei Vescovi di Padova fino al 1962 quando venne messo in vendita. Durante la seconda guerra mondiale la Villa venne occupata dai tedeschi. Successivamente venne comperata da Vittorio Olcese che la restaurarono per un utilizzo a residenza estiva con il ripristino delle strutture edilizie originarie e riportando alla luce gli affreschi cinquecenteschi celati da vari strati di intonaco.
Nel 2005, per espressa volontà del defunto Vittorio Olcese, la famiglia ha donato l'intero complesso e gli arredi al Fondo Ambiente Italiano, che ha promosso un nuovo restauro degli ambienti.