Valle Camonica - Arriva la prima scadenza dell'Imu, l'imposta municipale che dovrà essere versata come acconto entro martedì. Dopo le promesse politiche per l'emergenza Covid-19 non c'è stato alcun rinvio e tanto meno la revisione della "gabella". Il professor Michele Corti, docente di zootecnia montana, ha lanciato un appello ai Comuni per ridurre "il tributo-gabella" al minimo consentito dalla legge statale sulle baite e abitazioni rurali che rischiano di essere abbandonate. Secondo il professionista Santo Spavetti che da anni si batte per eliminare la gabella c'è il rischio dell'abbandono di abitazioni e aree rurali.
L'INTERVENTO DEL PROFESSOR CORTI - "Si avvicina la scadenza della gabella che colpisce immobili (ex fabbricati rurali) che, nelle condizioni attuali, non possono fornire alcun reddito. Imponendo aliquote da seconde case, i Comuni (e lo Stato che ha stabilito le norme per l'imposizione) impediscono la conservazione e il recupero di un patrimonio che ha in molti casi un valore culturale ma che potrebbe, cambiando le circostanze, tornare di utilità ai proprietari e alla collettività per iniziative di sviluppo agricolo e turistico. Imponendo il pagamento dell'Imu sulle baite e le costruzioni di cui era disseminata la montagna si costringono i proprietari a scoperchiarle. Torniamo, questa volta a brevissima distanza sull'argomento per alcuni chiarimenti e, soprattutto, per incitare tutti gli interessati a fare pressione, singolarmente e collettivamente, sui comuni perché applichino l'aliquota minima (come loro facoltà). In attesa di una riconsiderazione da parte dello Stato della materia questa è l'unica iniziativa possibile".
L'ORIGINE - "L'Imu è destinata al Comune. Lo Stato ha previsto questa imposizione che i Comuni non possono non applicare. Invece di spremere ulteriormente con altre tasse statali il cittadino lo Stato centrale ha preferito ridurre i trasferimenti ai Comuni del gettito raccolto con la fiscalità generale e far riscuotere ai Comuni la gabella sulle case. I Comuni, però, hanno la possibilità di ridurre al minimo consentito dalla legge statale l'aliquota, ovvero applicare quella del 4,6 per mille. Lo fanno in pochi (perché anche i Comuni, come lo stato, sono spreconi con i soldi degli amministrati. Però, limitandoci alla montagna lombarda, vi sono comuni come Grosio (Sondrio) ed Edolo (Brescia) che hanno fatto questa scelta. Sono, purtroppo, molto più numerosi i Comuni che tassano i fabbricati rurali come le seconde case, applicando l’ aliquota massima del 10,6 che può arrivare al 12,6 con accorpamento Tasi. Per molti Comuni l'entrata dall'Imu sui fabbricati rurali non è certo indispensabile. Utile è invece il mantenimento delle aree rurali con i prati sfalciati, i boschi puliti, non solo per la valorizzazione turistica del territorio ma anche per la prevenzione degli incendi. Al Comune converrebbe rinunciare a parte dell'introito piuttosto che contribuire con una tassa all'abbandono e al crollo dei fabbricati che una volta allo stato di ruderi non procurerebbero più alcun gettito. Purtroppo, però, molto amministratori non guardano oltre... la scadenza elettorale.
I Comuni hanno poi la facoltà di rimborsare ai proprietari degli immobili quanto riscosso a titolo di contributi per la manutenzione delle coperture, prevenzione del degrado, conservare il patrimonio storico e architettonico e il paesaggio (i ruderi deturpano il paesaggio).
I proprietari dei fabbricati rurali che non godono delle esenzioni e che.