Presenti anche gruppi romeni e maghrebini".
Provincia di Trento
"Parrebbe nota la tendenza delle organizzazioni criminali, soprattutto di tipo mafioso, a riciclare e reinvestire capitali di provenienza illecita al di fuori delle aree d’origine prediligendo i territori caratterizzati da un tessuto economico ricco e sano nel quale i flussi di denaro possono più facilmente diluirsi e insinuarsi nei canali dell’economia reale. Le indagini effettuate negli ultimi anni hanno quindi consentito di rilevare la presenza della criminalità calabrese anche in questa Provincia. È quanto emerso ad esempio dagli esiti dell’operazione “Perfido” conclusa nell’ottobre 2020 con la quale è stata disvelata una proiezione della cosca reggina Serraino operante sul territorio attraverso la costituzione di un vero e proprio locale di ‘ndragheta.
Il sodalizio agiva secondo gli schemi e le modalità operative tipiche delle consorterie mafiose calabresi, dalla creazione di un reticolo di solidi rapporti con imprenditori e amministratori pubblici al ricorso alla forza se ritenuto necessario. Le investigazioni sono state altresì focalizzate sulla ricostruzione delle ramificazioni economiche evidenziando come l’organizzazione fosse riuscita in un primo momento ad assumere il controllo di aziende operanti nell’estrazione del porfido e di altre rocce pregiate per poi estendere la propria influenza anche in altri settori quali il noleggio di macchine e attrezzature edili e il trasporto merci.
A seguito di tale operazione il 16 dicembre 2021 il Commissario del Governo della Provincia di Trento ha disposto il provvedimento di diniego di iscrizione nella “White list” nei confronti di una società, con sede legale in Lona Lases (Trento), il cui amministratore è risultato essere un familiare convivente di alcuni soggetti attinti dall’ordinanza di custodia cautelare. Anche nel semestre il principale business criminale risulta il traffico di stupefacenti, agevolato dal passaggio delle rotte di comunicazione con il nord Europa e gestito spesso da criminali di origine balcanica, africana e da gruppi di italiani.
Il 12 luglio 2021 la Polizia di Stato di Trento ha concluso l’operazione “Bad Land” nell’ambito della quale è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 soggetti, appartenenti a 2 cellule differenti, una costituita da 2 italiani e l’altra da albanesi e rumeni che gestivano parallelamente nel capoluogo una ramificata attività di spaccio di marijuana e cocaina utilizzando 2 distinti appartamenti come basi logistiche e operative. Lo stupefacente proveniva dall’hinterland milanese dove veniva ‘lavorato’, suddiviso in dosi e confezionato per la successiva attività di spaccio al dettaglio.
Il successivo 13 ottobre 2021 i Carabinieri di Trento hanno eseguito l’operazione “Acqua Verde”, nei confronti di 47 persone tra cui nigeriani, italiani e albanesi ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. La complessa attività investigativa ha permesso di individuare e smantellare una fitta rete di spaccio che alimentava le note piazze del capoluogo trentino. Il centro dello smistamento di droga era gestito da un gruppo di romani i quali si rifornivano di sostanza stupefacente dall’Albania attraverso mediatori brindisini e successivamente servendosi dell’organizzazione criminale nigeriana provvedevano a distribuire la droga in tutta la penisola, in particolare, nella zona del Nord-Est. Lo stupefacente viaggiava anche a bordo di treni ad Alta velocità tramite corrieri nigeriani arruolati all’occorrenza. Il consesso criminale nigeriano organizzava la vendita al dettaglio della “merce” nelle cittadine italiane in particolare a Trento e Bolzano. Le indagini hanno disvelato la figura di un pluripregiudicato già emerso nell’ambito dell’operazione “Tibus” nato e residente a Gela (CL) e di fatto domiciliato a Roma e che svolgeva il ruolo di intermediario tra fornitori brindisini e soggetti stanziati nella capitale.
Infine in tema di criminalità comune nel semestre si cita il sequestro preventivo eseguito il 24 novembre 2021 dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento di una discarica di rifiuti inerti situata in area a tutela ambientale (Parco del Brenta). La discarica già chiusa nel 2006 operava in virtù di 2 distinti provvedimenti autorizzativi risultati essere illegittimi.
Dal 2017 l’area accoglieva rifiuti provenienti per lo più da siti di bonifica situati in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna i cui campioni sottoposti ad analisi sono risultati in parte non conformi per le finalità di recupero in quanto altamente contaminati. Contestualmente sono stati denunciati alla locale Autorità Giudiziaria 4 soggetti ritenuti responsabili di traffico illecito di rifiuti e sono stati sequestrati 4 automezzi d’opera".
Provincia di Bolzano
"Anche la provincia di Bolzano sembrerebbe inquinata da presenze di criminalità organizzata di tipo ‘ndranghetista così come evidenziato dagli esiti dell’operazione “Freeland” conclusa nel giugno 2020. L’organizzazione, che aveva espresso la sua operatività proprio a Bolzano, faceva capo a 2 calabresi (padre e figlio) vicini alla ‘ndrina Italiano-Papalia di Delianuova (RC) i quali oltre a gestire lo spaccio di stupefacenti in alleanza con la criminalità locale avrebbero avuto contatti con i cartelli colombiani per l’approvvigionamento di cocaina.
Il territorio continua inoltre a registrare la presenza di sodalizi stranieri con ramificazioni in altre regioni italiane e in diversi Paesi europei e attivi soprattutto nel traffico di stupefacenti. In particolare il 28 settembre 2021 la Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione “Komba” ha disarticolato un gruppo criminale composto da 83 soggetti tra cui italiani, tunisini, marocchini, e albanesi dedito al traffico internazionale di stupefacenti. Le investigazioni hanno tratto origine dall’evasione all’estero di un tunisino che continuava a mantenere i contatti con il fratello che tramite la sua organizzazione controllava lo spaccio nella zona ferroviaria di Bolzano. L’organizzazione era articolata su 3 gruppi di cui uno dedito al commercio della cocaina destinata al mercato di Bolzano e alla Francia, un secondo a quello dell’eroina e un altro a quello dell’hashish. Le modalità di acquisto al dettaglio avvenivano dopo un’attenta pianificazione, tramite contatti telefonici con utilizzo di utenze mobili intestate a soggetti fittizi e sostituite con regolarità.
L’analisi del contesto territoriale ha infine permesso di evidenziare come oltre alla presenza di matrici criminali di tipo mafioso il territorio ben si presti anche per quelle forme di “economia rapace” attuate attraverso la commissione di numerosi reati economico-finanziari, illeciti penali in materia di appalti e truffe finalizzate all’indebita percezione di contributi pubblici. In quest’ultimo settore la Guardia di finanza di Bolzano l’8 novembre 2021 ha concluso l’operazione “Helios” con la quale sono state individuate alcune imprese operanti nel settore delle energie rinnovabili, che percepivano indebitamente fondi statali. Le società titolari di impianti fotovoltaici ubicati nel centro-sud della penisola avevano la sede, meramente cartolare, presso studi commercialisti altoatesini e attraverso fittizie intestazioni e false dichiarazioni si avvalevano fraudolentemente di incentivi erogati dal Gestore Servizi Energetici Spa destinati a piccole realtà imprenditoriali. Le investigazioni hanno altresì consentito di sequestrare beni per un valore di oltre 48 milioni di euro e accertare un danno erariale di circa 65 milioni di euro".