In molti all’attacco del Governo, ma anche enti quali Province e Uncem sono prese di mira dagli abitanti dei paesi montani che si ribellano alle scelte e alla chiusura nel periodo invernale e i commercianti, albergatori e impiantisti privati sono pronti alla rivolta fiscale.
Le dichiarazioni sono interminabili dal Piemonte fino all’Alto Adige e il lockdown natalizio penalizzerà il turismo montano: per alcune località c’è il rischio del default. Soluzioni potevano essere individuate per trovare un equilibrio tra emergenza coronavirus ed emergenza economica e sociale che rischia di provocare ancor più lo spopolamento dei paesi montani. Troppo tardivo il risveglio delle ultime ore con le istituzioni locali allineate per mesi sulla posizione altamente chiusurista del Governo tanto che in molti ora serpeggia il pensiero del “Ce la siamo cercata“.
I commenti sono interminabili, albergatori e commercianti delle zone montane minacciano la rivolta fiscale. La polemica è anche nei confronti degli enti locali, che non hanno supportato le attività in zone montane e molti si chiedono a cosa serve l’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani): “Non sostiene le popolazioni e le attività montane“, il commento-tipo. Il discorso non è solo per le questioni legate al turismo, ma anche sulle attività scolastiche, visto che la maggior parte degli studenti non ha la possibilità di seguire lezioni in digitale perché non c’è la connessione. “Da mesi – denunciano studenti e docenti della zone montane della Lombardia – abbiamo chiesto di implementare la Rete, ma finora abbiamo sentito solo fiumi di parole“. Lo scopo di enti di Uncem e Province torna al centro del dibattito: “carrozzoni, altro che aiuto ai cittadini…”, fanno notare i critici.