TRENTO - Uno studio dell’Università di Trento ha indagato gli effetti del tatto sulle persone sorde con impianto cocleare durante l’esperienza di ascolto. Per farlo è stato sviluppato un particolare software che trasforma l’audio in stimoli tattili. I risultati aprono la strada a nuove forme di riabilitazione per deficit uditivi non invasive. Il lavoro è stato pubblicato da Scientific Reports
In allegato il comunicato stampa pdf e l'immagine di un partecipante durante lo studio, in cui è possibile notare i componenti del sistema audio-vibrotattile e l'interfaccia in esecuzione sul computer portatile (©Scientific Reports)
Trento, 13 giugno 2025 – (p.s) Sentire la musica attraverso il suono, ma anche il corpo. Per migliorare l’attività di ascolto nelle persone affette da sordità. È stato reso possibile grazie a un giubbotto dotato di dispositivi capaci di tradurre il sonoro in stimoli tattici. I risultati di questa ricerca, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, lasciano supporre che in futuro potrebbero essere ideate nuove terapie riabilitative per chi necessita di impianti cocleari o altri apparecchi acustici.
Luca Turchet, docente di Sistemi interattivi multisensoriali al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione è il responsabile di questo studio. Gli altri autori sono Raffaele Rosaia, Alessandro Diodati e Marco Carner, medici e specializzandi del Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia della testa e del collo dell'Azienda ospedaliera universitaria di Verona.
Un team multidisciplinare, che combina le competenze ingegneristiche con la medicina.
L’idea dalla quale è partito Turchet, studioso nel campo delle esperienze multisensoriali, era quella di aggiungere uno strato sensoriale nuovo a quello dell'udito, attraverso il senso del tatto. E capire in che modo questo avrebbe modificato l’ascolto in soggetti normo udenti. Solo in un secondo momento il progetto si è esteso a persone sorde.
Gli autori hanno analizzato, per la prima volta, gli effetti sulle prestazioni audiometriche di individui che utilizzano impianti cocleari in seguito all'esposizione alla musica presentata con stimoli vibro-tattili concomitanti.
I test sono stati condotti su oltre venti pazienti sordi, di età compresa tra 19 e 81 anni.
Durante l’esame, il software ha tradotto la musica in vibrazioni tattili trasmesse attraverso il giubbotto indossato. I risultati dei test audiometrici condotti in questa modalità immersiva hanno dimostrato un evidente aumento delle capacità dei soggetti nel percepire e distinguere sia suoni che parole.
«I risultati sono molto incoraggianti – commenta Luca Turchet – perché ci dicono che l'ascolto musicale limitato all'udito peggiora le prestazioni uditive dei test audiometrici. Questo può essere dovuto alla fatica che le persone con impianto cocleare fanno nell'ascoltare la musica e può tradursi, come abbiamo visto, in una ridotta capacità momentanea di percepire bene i suoni puri e le parole. Quando però aggiungiamo il tatto c'è un aumento positivo di queste performance su quasi tutti i parametri».
Questo è un campo di ricerca aperto, dove le domande sono ancora molte. Quali le prospettive che si aprono quindi con questo studio?
«La nostra ipotesi è che se una persona con deficit uditivi usa nel tempo questo sistema di ascolto audio tattile, le sue prestazioni nel comprendere il mondo uditivo in generale dovrebbero migliorare», così Turchet.
I risultati della ricerca possono quindi ispirare ulteriori approfondimenti per immaginare tecniche riabilitative diverse, non invasive e anche piacevoli. Perché, come è stato dimostrato, l'ascolto audio-tattile provoca un grado di reattività molto forte anche dal punto di vista emotivo e questo migliora in modo significativo l’esperienza acustica.
Lo studio “Exposure to vibrotactile music improves audiometric performances in individuals with cochlear implants” è stato pubblicato dalla rivista scientifica open access Scientific Reports.
È disponibile a questo link: https://doi.org/10.1038/s41598-025-029