Storo (Trento) - Domenica 13 ottobre si è tenuto a Storo la seconda edizione del Festival del Marrone, che con il Festival del Pane e quello della Polenta costituiscono una trilogia di eventi volta a far conoscere tre dei principali prodotti dell’agricoltura della valle: il Marrone del Chiese, il Nostrano di Storo e il grano tenero coltivato nella piana di Storo e macinato a pietra.
La manifestazione è stata organizzata dall’Associazione Tutela Castagno della Valle del Chiese, guidata dal presidente Massimiliano Luzzani, in collaborazione con la cooperativa Agri ’90, promossa e sostenuta anche dalla Pro Loco di Storo e dall’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio. L’evento nasce per promuovere appunto il Marrone e in questa edizione si è voluto presentare il “Progetto CaNossa - CAstagno e Noce: valorizzazione e SoStenibilità della filierA”, un progetto con un focus specifico sul recupero di un castagneto locale.
Momento chiave della giornata è stato, infatti, il convegno “Presentazione del primo progetto di rilevanza nazionale, applicato ad un castagneto in Valle del Chiese” promosso dalla Riserva Unesco Alpi Ledrensi e Judicaria, assieme a partner scientifici del calibro di Fondazione Edmund Mach e Università di Bologna.
Si è trattato di un momento culturalmente molto importante sia per l’interesse dei contenuti e degli studi che oltrepassano i confini locali, sia per il valore comunitario che sta alla base della salvaguardia e del recupero di un prodotto che storicamente è sempre stato presente in valle.
Tema del simposio, quindi, è stata sì la tecnica, ma anche la cultura che sta alla base della coltivazione del castagno, oltre al trattamento e alla conservazione post raccolta di questo frutto, tematica che ha molto interessato e coinvolto il pubblico presente.
Molto contento della partecipazione è stato Massimiliano Luzzani, presidente dei castanicoltori della Valle del Chiese che è intervenuto spiegando: “Questo secondo festival del Marrone è praticamente una grande festa, dove ci sarà il pranzo a cui seguiranno anche le caldarroste per stare in compagnia. Però fin dalla prima edizione la nostra intenzione è sempre stata quella di dare un taglio tecnico e soprattutto culturale a questo evento, al fine di far conoscere e valorizzare un patrimonio come quello del Marrone della Valle del Chiese. La nostra associazione è nata nel 2012 e, in un primo tempo, ci siamo curati di recuperare il nostro patrimonio. Siamo nati perché c’era un grosso problema che colpiva i nostri castagni, causato da un fungo che rende immangiabili i frutti. Ci siamo prefissati di riportare il patrimonio almeno ai minimi vitali e abbiamo realizzato anche un vivaio che ci permette di rinnovare i nostri castagneti. Siamo circa una sessantina di soci e da due anni a questa parte abbiamo deciso di organizzare anche questo festival per poter presentare i dati tecnici del nostro operato e cercare di incentivare lo studio sulla castanicoltura.
Insieme agli altri festival, anche questo vuole testimoniare l’impegno della Valle del Chiese nel diventare esempio di come l’agricoltura sia un bene a disposizione della comunità. Per questo si è partiti con un progetto culturale di presidio del territorio che evidenzia quanto, senza queste importanti strutture cooperative, il territorio avrebbe un altro destino e grazie a loro si è potuto ragionare anche in termini di valori, di riscoperta della comunità, di tenuta delle relazioni comunitarie.