Lago d’Idro: audizioni in Terza commissione
Inizio:
23/05/2025 dalle ore 10:00
-
Fine:
23/05/2025 alle ore 11:00
IT
Si sono tenute questa mattina in sala Lenzi, nell’ambito della Terza commissione presieduta da Vanessa Masè della Civica, le consultazioni in merito alla petizione popolare numero 4 sulla gestione dell’acqua del lago d’Idro. Sono stati sentiti i rappresentanti della Federazione delle associazioni che amano il fiume Chiese e il suo lago d’Idro, dell’Associazione pescatori dilettanti Alto Chiese, dell’Associazione albergatori e imprese turistiche valle del Chiese, del Consorzio operatori turistici del lago d’Idro, delle Guide ambientali certificate sul lago d’Idro e Rocca d’Anfo, della Sat di Pieve di bono e del Bim del Chiese. Si propone di seguito una sintesi degli interventi. Presenti, all’esterno di Palazzo Trentini, in via Torre Verde, anche 40 persone circa intervenute a supporto della petizione, incontrate per un saluto a metà mattinata dai consiglieri.
La petizione 4 sulla gestione dell’acqua del lago d’Idro chiede di fare il possibile per bloccare l’intervento previsto dalla Regione Lombardia di rifacimento della traversa di chiusura del lago che regola il livello d’acqua. Dopo una votazione che ha deciso di non consentire l’accesso alla stampa alla Commissione, la parola è passata agli auditi.
Federazione delle associazioni che amano il fiume Chiese e il suo lago d’Idro: 40 anni di battaglie
Gianluca Bordiga, primo firmatario della petizione, oggi presente in qualità di presidente della Federazione, ha ricordato la storia delle battaglie per il lago, a partire dall’incontro al Comune di Peschiera del 6 maggio scorso: si è parlato, ha detto, del fatto che si è di fronte a laghi di origine glaciale, che per una volontà speculativa sono stati usati per la produzione di energia elettrica. Si è creata una galleria 4 metri sotto lo scolo naturale, ha ricordato, si è arrivati a togliere fino a 7 metri verticali dal lago d’Idro. Di qui la volontà di riscattare il lago, una battaglia iniziata nel 1986: da allora si è fatto di tutto per il lago. Si parla di 82 milioni di metri cubi che in estate venivano tolti dal lago con tutte le conseguenze del caso. Ha citato le sperimentazioni effettuate tra il 1990 e il 1999 che stabilirono che 3,75 metri di acqua venivano sprecati. Bordiga ha ricordato il regolamento ventennale del 2002 e le manifestazioni del 3 febbraio 2007 davanti al Municipio di Idro, momento della svolta: l’assessore ordinò al commissario di chiudere la galleria e il lago tornò. Il prefetto venne a Idro e convocò riunioni con i consorzi idrici, Provincia, Comuni interessati, ha raccontato: riuscì a far firmare l’accordo prefettizio che fissava il limite dell’escursione verticale a 1,30 metri. Da 18 anni il lago ha un’escursione verticale simile al naturale e si vede, ha detto Bordiga: 7 metri di escursione era un concetto delinquente che ha devastato la ricchezza faunistica (trota lacustre, lucci). Da quando l’escursione è di 1,30 metri, ha aggiunto Bordiga, da 5 anni, il lago è di nuovo ricco di pesce. L’impoverimento ha riguardato anche lo sviluppo turistico, ha ricordato il presidente, e ora è in ripresa: il lago è stato preso per i capelli da un’iniziativa popolare e sta rifiorendo. Di qui la preoccupazione attuale per il nuovo progetto della Regione Lombardia: è stato affidato al commissario nazionale per l’emergenza idrica un progetto concepito con la logica di togliere 3,5 metri di acqua dal lago. Un progetto, ha chiarito, che prevede che in caso di piena il lago può essere portato 4 metri sotto la quota attuale (il riferimento è al documento in allegato). Quindi la richiesta: la Provincia di Trento si dovrebbe rendere conto che, se l’area umida viene tenuta in secca, perderà la qualifica di Sic. La Provincia, ha detto Bordiga, può fermare tutto, il biotopo è della Pat. Il Trentino va molto fiero del fatto che una piccola parte del lago di Garda è trentino, è la stessa percentuale che il Trentino ha del lago d’Idro: perché ci si interessa tanto del lago di Garda e ce se ne infischia del lago d’Idro?
Michela Calzà (Pd) ha chiesto come sono orientati i Comuni di tutta l’asta del Chiese al di là di quelli trentini che hanno la proprietà del Sic. Ha chiesto poi chiarimenti sull’impianto di depurazione. Inoltre il ruolo della Provincia relativamente alla classificazione del lago d’Idro. Lucia Coppola (AVS) ha citato la presenza dei dirigenti Romano Masè (in collegamento) e Sandro Rigotti (in presenza), e chiesto un momento di ragionamento anche con loro sul ruolo che può svolgere la Provincia di Trento, un’interlocuzione utile e necessaria. Vanessa Masè ha ricordato che il momento di confronto sarà in futuro con l’assessore e la struttura, questo è il momento delle audizioni. Gianluca Bordiga ha ricordato che la difesa del lago non è più un tabù e ci sono ora contatti con diversi territori che hanno capito che bisogna difendere il lago e stanno iniziando a collaborare. Ha espresso un plauso al sindaco di Idro: ma è possibile che gli altri due Comuni non si sentano?
Alex Marini ha riconosciuto che la Terza commissione e i rappresentanti istituzionali hanno accolto con rispetto un’istanza emersa dal basso. Ha sottolineato tre punti fondamentali per la Federazione: il primo elemento è che i Comuni hanno cercato di ridurre a una mera questione di metodi la manifestazione di piazza e la petizione, invece andrebbe riconosciuto il fatto che le forme di partecipazione sono molteplici e non si riducono solo a momenti di concertazione tra enti pubblici. Il secondo punto sulle procedure e i protocolli: sono stati usati come barriere e non come strumenti per garantire informazione e partecipazione libera e civica. Terzo punto: la coerenza che deve esserci tra parole e azioni, molti enti richiamano i principi di trasparenza e informazione, ma è importante far seguire alle dichiarazioni i fatti. Per Marini non si è riscontrata alcuna coerenza: a fronte di dichiarazioni di chi dice di essersi speso per il lago non si sono trovati fatti.
Aldo Armani, sindaco di Idro ha riportato l’attenzione sul biotopo di Baitoni, sul fatto che c’è un Sic e che, come il lago di Garda, ci si trova di fronte ad ambienti sensibili che vanno difesi. Queste le prerogative su cui la Pat potrebbe far valere il suo peso, ha detto. Sulle opere: il progetto revisionato da Aipo non funziona, contiene anacronismi, si è voluto mascherare il vero obiettivo che è avere un’escursione del lago di 3,50 metri. La diga e le opere in cemento armato: cosa prevede la Pat a salvaguardia ed efficientamento delle strutture? Le opere in cemento armato hanno una durata di un centinaio di anni e siamo a 80. Si è pensato a cosa si farà domani?
Associazione pescatori dilettanti Alto Chiese: rischio danni a flora e fauna
Il presidente Dino Zocchi (intervento in allegato sul sito), presente assieme al vicepresidente Christian Turrini, Helga Spagnolo e Thomas Giovanelli, ha parlato di una scusa di una piena millenaria presa per usare il lago come un deposito di acqua e non come un lago naturale. Dal 2007 il lago è arrivato a un’escursione di 1,30 metri, un’escursione naturale dopo 90 anni di una gestione drammatica che ha portato a una gravissima sofferenza del sistema naturale, ha dichiarato. Una zona naturalistica con una sua fauna e flora: se portata in secca si avrebbe una diminuzione delle specie naturalistiche rischiando l’estinzione di alcune specie. Ha citato l’importante scoperta della presenza di quello che potrebbe essere il luccio italico, specie in estinzione. Un’escursione di 3,50 metri farebbe rimanere in asciutto un’ampia zona delle sponde del lago dove vivono numerosi individui che sono alimentazione dei pesci, ha aggiunto. Compromettendo il biotopo si andrebbe a danneggiare anche la fauna volatile; l’ambiente umido è ideale per la vita di anfibi e insetti. Un’escursione superiore a 1,30 metri manderebbe in secca i nidi dei pesci con le uova fecondate lungo le rive, ha aggiunto. Ancora: una maggiore escursione creerebbe un problema alla risalita dei salmonidi, mandare in secca il biotopo comporterebbe un disastro, difficile da riportare indietro.
Lucia Coppola ha definito encomiabile coniugare un’attività ludica e piacevole, un tempo fonte di reddito, con una grande sensibilità ambientale con attenzione alla situazione riparia, del biotopo. Ha chiesto poi in che relazione è l’Associazione con le altre associazioni che si stanno occupando del mantenimento del lago. Facciamo parte del Tavolo, ha risposto Zocchi, teniamo alla salvaguardia del territorio. Il lago è un polmone, ha aggiunto, si è impegnati per la salvaguardia ambientale. Si punta molto anche sulla pesca come attività turistica. Vanessa Masè ha chiesto se alborella e scardola sono presenti in natura o se sono seminate. Sono specie autoctone, hanno risposto i presenti. Calzà ha chiesto un approfondimento sulla gestione della trota marmorata e del fario. Zocchi ha risposto che si crede nel ripopolamento fatto con il Servizio faunistico: si iniziano a vedere i risultati. I referenti hanno precisato poi che si parla di specie presenti dal 1500, che si sono naturalizzate e sono parte attiva dell’ecosistema. Masè ha ricordato il proprio provvedimento in merito approvato dall’Aula e rimarcato che tutti sono concordi sul fatto che la coltivazione delle acque da parte dei pescatori è sempre stata eccellente.
Gli operatori turistici: escursioni verso il basso insopportabili per i turisti
Mauro Fanoni del Consorzio operatori turistici del lago d’Idro, presente con Matteo Gasparini, ha parlato della propria esperienza come proprietario del primo campeggio del lago. Il lago per noi è importante, ha detto, è la nostra risorsa e da quando il livello è stabile (2007) le cose sono migliorate molto. Un tempo le spiagge erano verticali (quando l’escursione era di 7 metri), le escursioni di acqua erano continue e, quando arrivavano anche 10-15 centimetri in una notte, il marciume restava. Ora le acque sono più pulite, la vegetazione fa da depurazione. Il timore, ha spiegato, è che con 3,25 metri di dislivello anche il Sic trentino non fungerà più da depuratore: la zona umida è importantissima come attrazione turistica e dal punto di vista ambientale. Le enormi escursioni che si vogliono realizzare porteranno alla scomparsa del battello: con 3,50 metri non ci potrà più essere. Anche la nuova ciclabile con una maggiore escursione finirà sott’acqua e non sarà più utilizzabile, ha aggiunto. Matteo Gasparini ha portato la propria esperienza di operatore e detto che sia il battello, sia la ciclabile hanno relazioni dirette con il Trentino. Il battello è importante per la viabilità; si è aspettato molto una ciclabile che si congiungesse verso Brescia, è utile alla mobilità sostenibile e si è vicini alla conclusione dei lavori. Tra le questioni collegate al turismo ha citato la percezione degli ospiti: escursioni verso l’alto sono sopportabili, non lo sono verso il basso e lo si è visto con la siccità del 2022 durante la quale si è andati in deroga con i prelievi e il lago si è abbassato (non comparabilmente a quello che si avrebbe con le opere). I turisti hanno dato voce a tante preoccupazioni. Gli 8 campeggi con queste opere considererebbero finita la loro attività.
Il presidente Associazione albergatori ed imprese turistiche Valle del Chiese Ferruccio Luzzani ha detto che l’escursione del lago è tutto. La valle del Chiese non è una grande zona turistica, ma il lago d’Idro dà un grande supporto, ha ricordato: se accadesse ciò che si prospetta come albergatori ci perderemmo molto. Se il lago perdesse la sua capacità attrattiva la perde anche per gli albergatori. Masè ha detto di ricordare il cambiamento dal 2007 e di comprendere che dopo 20 anni l’escursione non sarebbe più normalizzata. La vicepresidente Coppola ha detto che colpisce come la questione della tutela e la salvaguardia del paesaggio venga posta anche da parte di chi vive il turismo. Calzà ha chiesto se, le opere che sono fonte di valorizzazione del lago quali ciclabile e battello, sono state costruite dopo il 2007 contando su una stabilizzazione del livello. Quale è l’Apt che promuove il lago e come viene promosso. Gasparini ha detto che il battello è stato approntato sperimentalmente dal 2009 e in definitiva nel 2010. Senza la regolazione attuale, i pontili sarebbero sommersi o in secca. La ciclabile ha progetti del 2011. L’Apt di riferimento è quella di Campiglio, hanno precisato gli operatori.
Guide e Società alpinistica: usare la diplomazia per salvare il lago d’Idro
Ettore Franchini e Elisa Bodei sono intervenuti in rappresentanza delle Guide ambientali certificate sul lago d’Idro e Rocca d’Anfro. Franchini ha condiviso alcune riflessioni sull’”amato lago d’Idro” (documento allegato) sul quale ha il privilegio, ha detto, assieme ai colleghi, di accompagnare numerosi turisti, e condividere l’amore per le incomparabili bellezze naturali della zona. Un gioiello, ha proseguito, messo però oggi in crisi dalla minaccia di abbassamento delle acque del lago, “un colpo al cuore dell’ecosistema e dell’economia locale”. Si contano, ha argomentato, 150 strutture ricettive attorno al lago che lavorano e attirano con un trend crescente turisti da numerose nazioni europee. Le regioni Lombardia e Trentino Alto Adige dovrebbero lavorare in sinergia, con iniziative di tutela ambientale e di sviluppo dell’offerta turistica integrata promuovendo pratiche di turismo lento, dando seguito alle già numerose iniziative in atto. Insieme, ha concluso, possiamo trasformare questa sfida in un’opportunità: il lago d’Idro merita di essere amato e tutelato.
Per la Sat di Pieve di Bono Luigina Elena Armani, accompagnata da Lia Romanelli, Molinari Giovanna, ha riferito che il giorno 6 maggio scorso, in occasione di un’audizione a Peschiera del Garda con il commissario delle acque, si è appreso che i soldi per i lavori sono già stati stanziati e saranno messi al bando. Di qui l’impellenza di un intervento della provincia di Trento, altrimenti le cose procederanno. Il fiume con i suoi laghi è un bene comune ed è una risorsa incommensurabile, ha proseguito, raccontando il percorso delle acque che dal fiume Chiese e la preziosità del lago d’Idro, auto depurante grazie all’abbondante vegetazione sulle rive del fiume che andrebbe a scomparire in caso dell’abbassamento di tre metro e mezzo delle acque. Il biotopo è altrettanto ricco e prezioso, popolato da flora e fauna di specie rare. Detto questo, ha sottolineato anche il rilievo etico: noi non abbiamo alcun diritto di distruggere un bene naturale che è di tutti, ha detto, ancor più per interessi di discutibile nobiltà. Romanelli ha sottolineato l’importanza di fare un’attenta valutazione del contesto, cercando il dialogo, piuttosto che lo scontro: confido molto che si possa trovare una convergenza propositiva, ha detto. Molinari ha aggiunto alcune riflessioni sulla cultura del fiume, invitando a considerare il fiume come bacino idrografico, rinunciando ai confini politici ed usando il fiume nel suo intero contesto.
La presidente della Commissione Vanessa Masè, ha chiarito l’iter della petizione e ha suggerito l’invio al commissario delle acque e alla regione Lombardia della relazione e delle numerose riflessioni emerse e che emergeranno ulteriormente nell’articolato iter di esame della petizione.
La considerazione del bacino idrografico e la riflessione sulla natura che non ha confini, sono, ad avviso della consigliera Lucia Coppola, "il tema dei temi": serve entrare in connessione con tutti quelli che si occupano della natura, aldilà dei confini provinciali e regionali, ha detto. In questi ultimi anni c’è una sensibilità nuova su questi argomenti e apprezzo la proposta fatta dalla Presidente Masè, ha aggiunto, di entrare in contatto con il commissario delle acque e con le province lombarde per chiarire il punto di vista del Trentino.
La consigliera Michela Calzà ha chiesto delucidazioni sui tempi del bando, sui quali purtroppo c’è poca certezza: Armani ha ribadito che l’avanzato stato di avanzamento dei lavori prospettato il 6 maggio scorso nel corso dell’audizione a Peschiera, è piuttosto preoccupante e sconfortante: temo che vogliano fare il più in fretta possibile, ha detto. Molinari ha sottolineato i veri motivi per cui si vuole abbassare il lago d’Idro: l’utilizzo delle acque come bacino artificiale per la depurazione del Garda.
Bim del Chiese: la forza del dialogo e della coesione del territorio
Claudio Cortella e Igor Cimarolli, rispettivamente presidente e consigliere del Bim del Chiese hanno premesso l’importanza che il territorio affronti unitariamente il tema perché l’acqua non conosce confini geografici. E queste sono state le motivazioni che hanno spinto alla promozione della petizione che ha originato il confronto in corso. La partecipazione della comunità è preziosa per l’impegno del consorzio del Chiese e a tutela e valorizzazione del lago d’Idro, inserito nell’intero contesto del bacino del Chiese. Cortella ha Illustrato la genesi del coinvolgimento della comunità, a partire dal protocollo del 2021 e dall’idea del “contratto di fiume” dove trovano confronto le istanze del territorio, all’interno del comparto dell’intero fiume. Le istanze emerse sono poi state portate nel 2023 al Ministero dell’ambiente e nel novembre del 2024 c’è stato un incontro interregionale con la regione Lombardia sull’argomento. Infine è dello scorso sabato la partecipazione ad un convegno sul tema delle acque contese dove abbiamo rappresentato la nostra linea di sviluppo del territorio che contempera gli interessi turistici, ambientali e di sicurezza energetica. Costruire un dialogo tra i vari soggetti coinvolti e di collaborazione istituzionale partendo dal concetto di acqua come bene comune e dal modello di sviluppo sostenibile: questo il perimetro in cui si poniamo nel nostro impegno istituzionale: non chiediamo, ma offriamo assoluta disponibilità e trasparenza.
Chiara Cimarolli, sindaca del Comune di Bondone ha sottolineato la forza e la sinergia espressa dai comuni unitariamente. Stiamo affrontando questo percorso in maniera congiunta e questo è importante, ha detto esprimendo soddisfazione.
Su stimolo di Vanessa Masè, Lucia Coppola e Michela Calzà, Cortella ha precisato che la partecipazione è il primo punto del documento condiviso e costituisce elemento imprescindibile dello sviluppo equilibrato del territorio. Il protocollo d’intesa sottoscritto anche da comuni rivieraschi della provincia di Brescia, conclude con un impegno di dialogo al fine di realizzare il “contratto di fiume”, un impegno formale, uno strumento interregionale, che parte dalla volontà di una programmazione strategica delle acque che raccolga tutti i portatori d’interesse e tutte le componenti, anche istituzionali. Il tavolo è in costruzione, ha precisato: stiamo individuando i soggetti e siamo disponibili ad accompagnare il percorso. I comuni che partecipano al Bim del Chiese sono 8.
Ultimo aggiornamento:
22/05/2025 14:40:24