APRICA (Sondrio) - "
Una strada regale tra Camunia e Tellina", è il titolo dell'ultimo libro di
Antonio Stefanini, appassionato di etno-storiografiche locali.
A volte le evidenze
archeologiche sono lì, sotto i nostri occhi, alla luce del sole. Solo che a non vederle o a non capirle, queste possono rimanere segni incompresi, addirittura da distruggere con noncuranza. Se poi ci sono di mezzo
due province confinanti (in passato addirittura due distinti Stati), ecco che le cose si possono complicare. È il caso della splendida strada che dalla dogana veneta di
Fucine in
Valdicorteno (Brescia) portava viandanti, contrabbandieri ed eserciti nella
valtellinese Stazzona (Sondrio) dai chiari echi romani, o viceversa. Non si tratta solo di ricostruzione storica, comunque compiuta in forza di documenti, ma di lascito tangibile – a tratti monumentale – presente ancor oggi sul terreno.
Antonio Stefanini nel suo ultimo libro, intitolato "Una strada regale tra Camunia e Tellina", appena dato alle stampe con il patrocinio delle
Comunità Montane e de
i Comuni di riferimento. Nelle
210 pagine del volume a colori, corredato da
400 immagini, 350 delle quali relative al percorso e le altre a documenti e cartine,
Stefanini ci conduce passo dopo passo a ripercorrere i circa
15 km della magnifica strada, ricucendo il tratto camuno con quello tellino, separati da una parte centrale rifatta.
La partenza della
NS (Nostra Strada, come la chiama l’autore) è per comodità a
Gàlleno di
Córteno Golgi, poche centinaia di metri a est di
Fucine, percorrendo un primo breve tratto di variante rispetto all’originale. Dopo l’immersione progressiva nel bosco lungo la mulattiera trasudante antichità, si arriva dapprima al
Vallone del Santo, sulle cui rocce laterali (il Dòs de li Strìe – dosso delle streghe) fanno capolino incisioni diaboliche e croci. Attraversato il bel ponte sulla valle, si sale ripidamente verso il Baréda, con la strada che passa a tratti su rocce recanti chiari segni di antichi cariaggi.